Ricordando Modesta Valenti, «simbolo della solitudine»

A Termini la commemorazione dell'anziana senza fissa dimora morta 35 anni fa dopo essere stata rifiutata dall'ambulanza. Il vescovo Ruzza: «La cultura dello scarto non predomini»

Hanno tenuto in mano ciascuno una gerbera colorata i tanti partecipanti alla celebrazione commemorativa di ieri sera, 30 gennaio, che ha avuto luogo alle 19 presso il binario 1 della Stazione Termini. Quasi a comporre un grande bouquet per Modesta Valenti, la donna senza fissa dimora che 35 anni fa morì proprio davanti alla stazione dopo ore di agonia, perché, essendo sporca e affetta da pediculosi, i barellieri si rifiutarono di caricarla in ambulanza per condurla in ospedale. Il giorno dopo, i giornali la definirono semplicemente «una barbona non identificata».

Il momento di riflessione e preghiera, alla vigilia dell’anniversario e a ridosso della targa che ricorda l’anziana 71enne originaria di Capodistria, come ogni anno è stato voluto e curato dalla Comunità di Sant’Egidio e dalle Ferrovie dello Stato italiane, per non dimenticare chi vive per strada in povertà estrema, esposto al freddo dell’inverno e all’indifferenza. «È necessario globalizzare la solidarietà – ha detto Lucia Lucchini, tra gli organizzatori della Comunità di Sant’Egidio -; Modesta è ormai il simbolo della solitudine di tante persone che vivono per strada: nessuno deve essere dimenticato».

Ha espresso parole di speranza il vescovo Gianrico Ruzza, ausiliare per il settore Centro, che ha ringraziato «coloro che hanno scelto di non lasciare soli tanti fratelli, chinandosi sulla miseria»: hanno saputo vincere «la paura che è sempre segno di morte e figlia dell’indifferenza». Auspicando che «la cultura dello scarto non predomini» e a commento del capitolo 19 del Levitico, il presule ha evidenziato la misericordia e la tenerezza di Dio «che ci chiede di accogliere l’altro» anche e soprattutto «quando ci provoca, poiché è sempre un dono».

Essere «attenti alle situazioni estreme e vigili con le persone fragili, in nome di Modesta»: questo l’invito del presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo. «Questo significa fare davvero memoria – ha chiosato -: spendersi, oggi, nell’amicizia e nell’aiuto concreto».

In una stazione in cui, per quasi mezzora, sono stati silenziati gli altoparlanti degli annunci ai passeggeri per conferire il giusto rispetto alla memoria di Modesta, c’è stato anche il saluto della presidente della Rete ferroviaria italiana Claudia Cattani che si è detta felice «poiché tante cose sono cambiate in 35 anni: è cresciuta la sensibilità della gente verso le persone deboli e sole»; le stesse Ferrovie dello Stato «si sono dedicate sempre più ad attività di responsabilità sociale» e intendono «continuare a dare supporto al mondo dell’associazionismo italiano».

La cerimonia di ieri è stata il primo appuntamento della Comunità di Sant’Egidio per non dimenticare chi vive in strada; il prossimo è in programma domenica 4 febbraio: alle 12, a Santa Maria in Trastevere, i senza dimora di Roma e i volontari loro amici si ritroveranno per una solenne celebrazione eucaristica in cui ricorderanno – nominandoli uno per uno – quanti sono morti per la strada negli ultimi anni. Proprio come Modesta.

31 gennaio 2018