Liliana Segre senatrice a vita

Nata a Milano, classe 1930, sopravvissuta ad Auschwitz-Birkenau, è stata informata della nomina con una telefonata del presidente Mattarella. «Il mio compito è parlare ai ragazzi e non smetterò di farlo»

Porta la data del 19 gennaio il decreto con cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha nominato Liliana Segre senatrice a vita. La motivazione: «Aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale». Nata a Milano nel 1930 da una famiglia ebraica, Liliana Segre è una sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, che raggiunse a 13 anni con il padre sette giorni dopo la partenza, il 30 gennaio 1944, dal Binario 21 della stazione di Milano Centrale. Con loro c’erano altri 600 ebrei. Solo in ventidue tornarono. Liliana tra questi, ma senza il padre, ucciso ad Auschwitz. Dal 2004 è commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana per iniziativa dell’allora presidente Carlo Azeglio Ciampi.

Il decreto, controfirmato dal premier Paolo Gentiloni, sarà consegnato al presidente del Senato Pietro Grasso dal segretario generale della presidenza della Repubblica Ugo Zampetti, informano dal Quirinale. La neo senatrice a vita, che da anni dedica tempo e impegno a raccontare alle nuove generazioni la tragedia della persecuzione nazifascista, è stata informata della nomina con una telefonata del presidente Mattarella. «È un’onorificenza molto bella, di cui andare orgogliosi ma la mia vita non cambia, continuerò a dare la precedenza alle scuole. Il mio compito è quello di parlare ai ragazzi e non smetterò di farlo». Questo il commento che ha rilasciato a Pagine ebraiche, il portale dell’Unione delle comunità ebraiche. Raggiunta al telefono, ha detto: «La vita è molto strana, sono così vecchia che purtroppo mi ricordo delle leggi razziste di 80 anni fa. Allora la mia colpa era quella di essere nata. Oggi mi viene riconosciuto come merito. Questo ho detto al presidente quando mi ha chiamato per annunciarmi la nomina».

A esprimere la «commozione» delle Comunità ebraiche d’Italia per la decisione del presidente Mattarella è Noemi Di Segni, presidente Ucei (Unione Comunità ebraiche italiane). «Questa nomina – dichiara Di Segni – risponde esattamente alla profonda esigenza di assicurare che l’istituzione chiamata a legiferare abbia a memoria quanto avvenuto nel passato e sappia in ogni atto associare al formalismo della legge anche l’intrinseca giustizia e rispondenza ai fondamentali principi etici, in un contesto sempre più preoccupante nel quale l’oblio rischia di divenire legge oltre che fenomeno sociale».

Anche dalla Comunità di Sant’Egidio si parla di «doveroso tributo alle memoria di chi è passato per l’inferno di Auschwitz in un momento in cui l’Italia e l’Europa sono attraversate da pulsioni particolaristiche e da chiusure». E si ricorda «il valore umano e culturale di Segre, avendo collaborato con lei in numerose iniziative, come l’istituzione del Memoriale della Shoah, al binario 21 della stazione centrale di Milano, luogo da cui lei stessa partì per il campo di concentramento». Proprio per questo, si legge in una nota, «siamo certi degli effetti positivi che saprà produrre in un luogo come il Parlamento, dove si sente il bisogno di presenze come la sua». Al tempo stesso «siamo convinti che continuerà il suo impegno a parlare a tutti, in particolare alle nuove generazioni, per spiegare quanto è stata – ed è ancora oggi – disumana l’indifferenza nei confronti di chi è colpito e perseguitato, una parola che lei stessa ha voluto far comparire a grandi lettere sul muro grigio del Memoriale di Milano».

22 gennaio 2018