I nuovi “fidanzatini in rete”: le emozioni al tempo dei social
I primi amori e le relazioni ridefinite dalla comunicazione digitale. L’urgenza di portare nei luoghi dell’educazione voci mature e consapevoli su affettività e sessualità
Parrebbe una perdita di tempo il ribadire come nell’ultimo decennio le relazioni siano state ridefinite dalla comunicazione digitale, le nostre ma ovviamente in modo radicale quelle dei nostri adolescenti. Da qualche anno, anche su questa rubrica, periodicamente ci siamo interrogati su come WhatsApp, Instagram, chat di ogni tipo abbiano determinato una svolta repentina e imprevista per intensità e pervasività. Oggi più di ieri, ognuno di noi (chi più chi meno) ha definitivamente preso atto di tale cambiamento. Eppure, passato il tempo dell’insorgenza del fenomeno, è arrivato il momento più importante, specie per chi educa: quello in cui dalla registrazione del mutamento occorrerebbe passare a quello della gestione di quanto si è normalizzato e che per la prima volta è divenuto strutturale.
Da questo punto di vista sarebbe importante una riflessione su come anche le relazioni affettive tra gli adolescenti, i “primi amori” per capirci, siano sensibilmente mutate. A riguardo mi permetto tre osservazioni, al fine di imbastire un possibile discorso su quelli che, utilizzando una definizione che farebbe giustamente imbestialire i nostri adolescenti, potremmo definire “i nuovi fidanzatini in rete”.
“I nuovi fidanzatini in rete” stanno insieme un numero esorbitante di ore, più di una qualsiasi coppia del passato, giovane o adulta che sia. Ore e ore, è vero attraverso la comunicazione digitale, a distanza, mediati dallo schermo, ma comunque continuamente insieme. Occorrerebbero saggi interi per capire cosa comporti a livello emotivo un passaggio così repentino da una gradualità del rapporto affettivo, che in passato era data per semplice contingenza, a un continuum (spesso anche notturno) che poi, quando magari un rapporto finisce, si tronca letteralmente attraverso il semplice blocco del profilo o contatto altrui.
“I nuovi fidanzatini in rete” prescindono inoltre, durante questo numero esorbitante di ore, dal linguaggio del corpo, ma di contro favoleggiando (come è normale che sia) continuamente sul corpo e intorno al corpo. Si tratta dunque di un agito continuo “in absentia” di una corporeità che viene sublimata attraverso la parola digitale, ma che poi (e accade spesso e volentieri), nel momento in cui diventa reale, magari a una festa o in qualsiasi altro luogo, deve fare i conti spesso traumatici con un bagaglio imponente di aspettative che rischiano di essere insostenibili.
Infine, “i nuovi fidanzatini in rete” tendono continuamente a “deindividuarsi” nel gioco di ruolo, naturale ma estremizzato all’eccesso dal “continuum” digitale, che porta i ragazzi e le ragazze a perdere freni inibitori verbali (non necessariamente inerenti la sola sessualità), fino ad assumere posture che finiscono per essere identitarie, con l’onere poi di doverle sostenere o giustificare nel momento dell’incontro reale.
Mi fermo giusto qui. Quindi? Maledire il tempo presente e rimpiangere il passato? Ovviamente no. Ma aprire gli occhi, porsi il problema, uscire dagli steccati ideologici, portare a scuola e nei luoghi dell’educazione voci mature e consapevoli su affettività, sessualità, gestione delle emozioni perché i nostri ragazzi, inclusi “i nuovi fidanzatini in rete”, hanno sicuramente dentro domande che vorrebbero trovare risposte.
5 febbraio 2020