Zuppi: «Scegliamo di essere uomini e donne di pace»

Il cardinale presidente della Cei ha presieduto la veglia di preghiera nella parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio. «Gesù ci dona una pace piena di passione, che è lotta tra luce e tenebre. Ed è anche solidarietà, perché il conflitto è sinonimo di fame»

«La pace non è indipendente da noi. Anche se può sembrare che sia nelle mani dei governanti, in realtà, come ci ricorda il Vangelo di Marco, comincia dal basso». Con queste parole si è aperta l’omelia del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, durante la veglia per la pace nella parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio di Roma. Molti i fedeli raccolti in preghiera, insieme al parroco don Fabio Fasciani e ai sacerdoti, che hanno seguito con attenzione le riflessioni del porporato e di don Maurizio Botta, prefetto dell’oratorio secolare San Filippo Neri a Roma. Liturgici e meditativi i canti eseguiti dal coro parrocchiale, che hanno aiutato i presenti a immergersi nel mistero.

«La pace inizia dalla preghiera – ha spiegato Zuppi -. Un prezioso strumento che non deve rappresentare l’ultima spiaggia delle nostre azioni ma la base della nostra vita di fede. In questo modo si possono sconfiggere gli istinti, l’amore per noi stessi che diventa aggressività, la delusione che si trasforma in rivalsa e l’idea del possesso che causa distruzione». Di qui il suo invito in preparazione all’adorazione eucaristica, seguita alla sua meditazione. «Davanti al Signore lasciamoci riempire dalla pace, scegliamo come lui di essere uomini di pace, facciamo nostra la sua intercessione e il grido di quei popoli travolti dalla pandemia della violenza e della guerra. Sappiamo tutto, vediamo e assistiamo senza pudore alla morte delle persone senza abbassare lo sguardo, con quell’impudicizia del digitale che omologa un po’ tutto».

Per questo il presidente della Cei ribadisce che occorre iniziare dalla preghiera. «Davanti all’amore pieno della sofferenza di Gesù – sono le sue parole – scegliamo di stare con lui, uomo di pace che ci affida la pace. Dobbiamo viverla – invita il porporato – difenderla, portarla e donarla. Deve diventare perdono che spegne l’odio e intelligenza che elimina le cause della guerra. Deve trasformarsi in forza disarmata per liberare le mani dalle tante armi. Deve produrre attenzione perché nessuno sia lasciato solo. E infine deve tramutarsi in solidarietà».

Questa, ha ricordato ancora Zuppi, «è la pace che il Signore ci dà. Gesù ci dona una pace piena di passione, che è anche una grande lotta fra la luce e le tenebre. È la pace che non può fare a meno di arrivare dove la guerra causa tanti morti. Ed è anche solidarietà, perché il conflitto è sinonimo di fame». Il cardinale ha detto a tal proposito di essere rimasto colpito dalla situazione del Sud Sudan, descritta da alcuni organi di stampa come vicina al male assoluto. «L’ultima volta che ho sentito parlare di male assoluto – ha notato – era in riferimento ai crimini nazisti, alla “soluzione finale” e ai campi di concentramento. Si tratta di milioni di persone che scappano senza avere più niente. Ecco perché la pace che ci dona il Signore ci sveglia dal benessere e dal pensare a noi. Gesù ci dà lo Spirito Paraclito per curare le tante ferite di chi è indifeso e senza consolazione. Davanti al Santissimo diventiamo artigiani di pace».

Sulla stessa lunghezza d’onda la riflessione di don Maurizio Botta. Da lui in particolare l’invito a riscoprire i grandi documenti del Concilio Vaticano II. Bisogna tornare alle parole di fede del magistero conciliare. «La pace non è assenza di guerra – ha ricordato il religioso -. È quella che promana da Cristo. La prima nostra responsabilità è costruirla all’interno della Chiesa con l’unità. Cristo poi moltiplica le nostre piccole scelte di pace». In sostanza, ha concluso don Botta, pace è  «la capacità di volersi bene nell’unica Chiesa perché c’è l’unico Signore, che apre le sue braccia per accogliere le diversità».

Parole che trovano il loro suggello nel Vangelo di Giovanni proclamato durante la liturgia della Parola. «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore».

22 novembre 2023