Zuppi: «Il Giubileo, opportunità per la pace»
A piazza Santa Maria in Trastevere la preghiera per la pace promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, guidata dal presidente dei vescovi. Il ricordo dei focolai nel mondo. Padre Faltas (Custodia Terra Santa): sulla Siria, «più preoccupati che fiduciosi»
Si illumina improvvisamente piazza Santa Maria in Trastevere. Migliaia di torce alzate verso il cielo. Quelle di due bambini seduti sulle ginocchia dei genitori. Quelle delle tante persone rimaste in piedi. Quelle dei rifugiati siriani arrivati con i corridoi umanitari. E quella del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. È sua l’invocazione del «Natale della pace», durante la veglia di preghiera promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, che ha presieduto ieri, 10 dicembre.
Una serata all’insegna della meditazione e della speranza per la pace nel mondo, favorita anche dal clima. Il freddo si sente, ma la pioggia e il vento non arrivano a guastare la festa. Tuttavia, l’impressione è che anche con temperature più rigide la piazza regalerebbe lo stesso colpo d’occhio. Tant’è che qualcuno di passaggio si ferma a guardare e c’è anche chi si affaccia dalle finestre. Tutti si alzano quando arriva il cardinale Zuppi.
«La morte di Cristo – ha detto all’inizio il porporato – ci ricorda la guerra che tutto distrugge. È per questo che alziamo la nostra preghiera perché venga il Natale della pace, dove è spalancato il sepolcro della violenza. Essere in tanti e portare la nostra invocazione – ha aggiunto – ci fa sentire il grido che contiene i tanti nomi delle vittime sconosciute agli uomini, ma tutte ricordate da Dio». Poi, a braccio, si è soffermato anche sul Giubileo, che deve essere «un’opportunità per la pace». La Comunità internazionale, ha detto il presidente dei vescovi italiani, «si accordi per la pace giusta». «Ci sono tanti modi perché la diplomazia possa essere aiutata – ha continuato -. Può l’Europa rinunciare a essere unita nell’arte del dialogo?».
Infine, il porporato ha evocato anche la «tempesta distruttiva degli ordigni nucleari», per cui «in pochi attimi viene sommersa la vita di milioni di persone». Quindi, ha aggiunto: «Ciascuno faccia la sua parte. Non si può essere spenti, bisogna scegliere la pace che è “dovere grave”, come diceva Paolo VI». Secondo il presidente dei vescovi, «è follia pensare di poter vincere la guerra con la guerra. Ci si salva solo assieme perché la pace è un affare di tutti – ha detto -. La violenza al contrario rende insignificante la vita di ogni persona. La nostra preghiera a Gesù è quella di liberarci dalla logica del male. Che taccia il rumore della guerra e finisca la tempesta della guerra – ha concluso -. Purtroppo, preghiamo davvero troppo poco per la pace».
È proprio in questa prospettiva che durante la veglia sono stati ricordati i Paesi del mondo colpiti dalla guerra. Dall’Ucraina allo Yemen, passando per la violenza in Messico, la guerra in Siria e quella in Terra Santa. Sorride il cardinale Zuppi, mentre guarda le fiaccole di tutti i fedeli illuminare la piazza. Contemporaneamente vengono accese anche le candele poste su un candelabro sull’altare. Insieme ad Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo di Sant’Egidio, presente anche padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il presidente della regione Lazio Francesco Rocca.
«Siamo più preoccupati che fiduciosi – ha detto Faltas a margine, commentando gli sviluppi della situazione in Siria -, perché non sappiamo che cosa accadrà. Ci sono molti frati ad Aleppo e a Damasco che sono in apprensione. Ci vorrà molto tempo per tornare alla vita normale. È un Paese che ha sofferto molto in questi anni per la guerra, per il terremoto e per il governo di Assad. Non dimentichiamo che ad Aleppo, prima del 2011, i cristiani erano trecentomila persone, mentre adesso non arrivano a ventimila».
Prima dell’inizio della veglia, anche il presidente di Sant’Egidio Marco Impagliazzo ha parlato con i giornalisti. «La pace è il desiderio di moltissime persone – ha detto -. Abbiamo chiesto questa veglia di preghiera perché intuiamo che c’è un bisogno di uscire dalla logica della guerra. Ciascuno di noi vuole mettersi in movimento. Pregare è ciò che possiamo fare tutti, ma anche essere solidali con i Paesi che soffrono – ha aggiunto -. Per questo siamo qui, vogliamo continuare ad aprire corridoi umanitari per i profughi che fuggono dalle guerre e a essere solidali con il popolo ucraino».
11 dicembre 2024