Zuppi: il dolore delle vittime di abusi, «lamento che sale al cielo»

Il cardinale presidente Cei ha celebrato la Messa a conclusione del primo incontro nazionale dei referenti territoriali del Servizio nazionale Cei per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, nella terza Giornata nazionale di preghiera. «Quanta sporcizia nella Chiesa!»

«Un lamento che sale al cielo, che tocca l’anima e che per molto tempo è stato ignorato, nascosto, messo a tacere». Il cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi ha usato queste parole per definire il dolore delle vittime di abusi. L’occasione è stata la Messa presieduta sabato scorso, 18 novembre, nella basilica di San Pietro, a conclusione del primo incontro nazionale dei referenti territoriali del Servizio nazionale Cei per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, nella terza Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi.

Ha citato le parole di Benedetto XVI, il presidente dei vescovi, per denunciare «quanta sporcizia c’è nella Chiesa e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!». E ha messo in guardia da atteggiamenti come «la superficialità e la mediocrità di fronte a chi cerca giustizia, chi è vittima di abusi e si sente prigioniero di una violenza tanto più grande di lui».

Da Zuppi, un netto “no” alla «tentazione di abituarsi al male, di pensare che sia troppo difficile da contrastare, di non distinguerlo, di assuefarsi alla sua logica. Frutto del male – ha spiegato infatti – è minimizzarne le conseguenze, facendo finta che non ci siano, ma anche il contrario: vedere il male ovunque, pieni di sospetto e di diffidenza, tanto che non si sa più vedere il bello e il bene». Fondamentale, per il porporato, contrastare «l’indifferenza, il far cadere nel vuoto» gli appelli delle vittime, «non ascoltare nel senso vero, non farsi ferire dalle parole rivolte a noi».

Nelle parole del cardinale, «è molto facile far passare i poveri come colpevoli. Avversario – ha rilevato – è chi ne viola la dignità, fa vedere tutto sporco, spegne la bellezza delle relazioni fraterne e amicali». Il Signore, invece, «non resta impassibile, facendo finta di non sentire. Dobbiamo aiutare Dio a far sentire quel grido, a volte silenzioso nella sofferenza che spesso non si sa neanche spiegare». Quindi, l’omaggio ai presenti: «Vi ringrazio per il servizio così importante del vostro ascolto. La fede è credere nella guarigione, di sconfiggere l’avversario, di non avere paura». Ancora, «la fede non è mai fatalismo e inerzia. Vuole che il grido di chi implora la guarigione venga ascoltato e che il bene rubato dal male venga restituito. Preghiamo perché quanti sono vittime di abusi ottengano giustizia e misericordia: che il grido di tutte le vittime sia ascoltato e che siano sempre difese».

20 novembre 2023