Zuppi: «Don Pappagallo, luce mite e coraggiosa»

Il presidente Cei nell’80° anniversario dell’arresto dell’unico prete ucciso alle Fosse Ardeatine. Noferi (Associazione nazionale partigiani cristiani): tra settembre ’43 e maggio ’45 uccisi in Italia 425 sacerdoti, di cui 57 in combattimento. L’invito a «coinvolgere i giovani per trasmettere la memoria»

Don Pietro Pappagallo, unico sacerdote ucciso nell’eccidio delle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944, dopo essere stato arrestato il 29 gennaio precedente, «è stato una luce mite e coraggiosa, la cui memoria onora la nostra Chiesa e la nostra città, ma anche mostra la colpevole ignavia della maggioranza». Lo scrive il cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi in un messaggio inviato all’Anpi provinciale di Roma per l’80° anniversario dell’arresto del sacerdote, insieme a Gioacchino Gesmundo, docente di lettere al liceo Cavour. Il testo è stato letto durante una cerimonia svoltasi ieri sera, 29 gennaio, in via Urbana 2, residenza romana del sacerdote.

Due vite diverse, quelle di don Pietro e di Gioacchino, ma con tanti aspetti in comune, compresa la tragica morte. Entrambi originari di Terlizzi, in provincia di Bari, entrambi trasferitisi a Roma, entrambi arrestati il 29 gennaio ’44. Gesmundo riposa nel sacello 20 del Mausoleo delle Fosse Ardeatine, don Pietro in quello 116. La testimonianza del sacerdote della diocesi di Roma, riconosciuto Giusto tra le nazioni, «chiede a tutti oggi, nelle tenebre di tanta violenza, di sconfiggere l’odio e il pregiudizio, l’arroganza che toglie rispetto e valore alla persona», scrive ancora Zuppi, che unisce al suo il ricordo di un altro don Pietro. Il porporato, infatti, conclude il messaggio pensando a don Pietro Sigurani, sacerdote romano morto nel 2022, fondatore della “Casa della Misericordia” nella basilica di Sant’Eustachio e della mensa per i poveri nella parrocchia Natività di Nostro Signore Gesù Cristo. Don Sigurani è stato un «uomo che ha cercato sempre di illuminare con la propria vita le tante oscurità del male», conclude il presidente dei vescovi italiani.

A leggere il messaggio è stato Gianfranco Noferi, rappresentante della sezione romana dell’Associazione nazionale partigiani cristiani, il quale ha ricordato che tra settembre 1943 e maggio 1945 in Italia furono uccisi 425 sacerdoti, di cui 57 in combattimento. «Sono stati tanti i preti, i religiosi, le suore che hanno messo in pericolo la propria vita per salvare partigiani, ebrei, rifugiati politici – ha detto -. È importante ricordare il contributo del clero italiano». Per commemorare l’80° anniversario dell’arresto di don Pappagallo e del professor Gesmundo, l’Anpi provinciale di Roma ha promosso varie iniziative tra le quali la deposizione di una corona davanti a quella che fu la casa del docente, la visita al Museo storico della Liberazione, l’omaggio della Banda musicale della Polizia locale in piazza dell’Esquilino. A tutte hanno partecipato due scolaresche di Terlizzi: alunni della scuola primaria “Don Pietro Pappagallo” e studenti della scuola secondaria di 1° grado “Gesmundo-Moro-Fiore”. Per Massimo Crisci, anche lui dell’Anpi di Roma, «è importante coinvolgere i giovani per trasmettere la memoria di quegli anni, specie in un momento in cui si racconta la storia che fa comodo».

Giuseppe, studente di terza media, è tornato a casa felice per aver trascorso «una giornata intensa in cui è stata insegnata l’importanza della memoria». La sua compagna di scuola Melania sottolinea che «è importante coltivare la memoria per evitare che si commettano gli stessi errori del passato. È necessario ricordare per vivere in un mondo migliore». Ripensando ai discorsi e alle testimonianze ascoltate, Giada riflette che «oggi i giovani sono abituati a “conservare” tutto ciò che gli accade intorno nella memoria del cellulare. Ma è la nostra memoria che dobbiamo mantenere». Flavia, quinta elementare, dice di aver vissuto «una bella esperienza. Un conto è ascoltare le spiegazioni dei docenti su quanto accaduto in quegli anni, un conto è vedere i luoghi in cui sono successi».

La delegazione di Terlizzi era guidata dal sindaco Michelangelo De Chirico, per il quale è «importante esaltare le gesta dei nostri martiri affinché si dia attualità ai valori che occorre infondere alle nuove generazioni: libertà, democrazia, rispetto della dignità umana». Per Adriano Labbucci, assessore alla Memoria del I municipio di Roma, eventi simili «oggi sono più importanti di qualche anno fa perché è evidente che c’è un revisionismo sulla storia italiana, atteggiamenti di rimozione, rigurgiti di stampo fascista. Bisogna riaccendere la memoria senza la quale si ripetono gli errori e gli orrori del passato».

30 gennaio 2024