Zuppi: «C’è troppa violenza. Vivere l’amore del Vangelo»

La veglia del settore Centro ai Santi Apostoli per i cristiani perseguitati. «Una Pentecoste terribile». Ricordato l’esempio dell’arcivescovo Romero

La veglia del settore Centro ai Santi Apostoli per i cristiani perseguitati. «Una Pentecoste terribile». Ricordato l’esempio dell’arcivescovo Romero

«Una Pentecoste terribile, segnata da notizie terribili di violenza, dal rapimento in Siria di padre Jacques Murad, dall’emergere di forze che appaiono incontrollabili e proprio per questo ancora più minacciose». Monsignor Matteo Zuppi, vescovo ausiliare per il settore Centro, è entrato nel vivo dell’attualità durante la veglia di Pentecoste delle parrocchie del settore Centro, sabato 23 maggio, dedicata su indicazione della Cei ai martiri cristiani contemporanei.  «Non più cieli chiusi, è il tempo della misericordia»: le parole di Papa Francesco campeggiavano all’entrata della basilica dei Santi Apostoli che ha ospitato la preghiera. All’interno, centinaia di candele sono state accese in ricordo dei tanti cristiani perseguitati nel mondo. Sull’altare, tra i circa 70 concelebranti, anche alcuni prefetti del settore Centro: monsignor Gino Amicarelli, monsignor Marco Gnavi e monsignor Daniele Micheletti.

«Non siamo noi stessi – ha detto il presule – se siamo chiusi agli altri, se guardiamo il mondo da lontano, ma siamo noi stessi se pieni dell’amore di Dio lo portiamo ovunque, scegliamo di essere prossimo e di rendere prossimo». Monsignor Zuppi lo ha ribadito più volte: «L’amore non ha limiti, non ha frontiere, supera i nostri giudizi e pregiudizi, trasforma la faccia della terra, perché è l’amore della risurrezione, quella forza straordinaria che tanto sciupiamo perché pieni di noi stessi o alla ricerca della forza del mondo. E quando facciamo mancare il nostro amore togliamo qualcosa a qualcuno. La Chiesa è comunione. L’amore di Pentecoste è circolare, tanto che si confonde chi serve e chi è servito. E non possiamo solo prendere, ma tutti dobbiamo dare».

«Questa è una Pentecoste particolare – ha sottolineato ancora Zuppi -. Ricorrono 100 anni dall’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale e 70 dalla conclusione del secondo conflitto. La sofferenza rappresenta un monito perché la “terza guerra mondiale a pezzi” venga arrestata dall’impegno di tutti, susciti quella ricerca artigianale della pace che deve iniziare da ognuno di noi. Non possiamo permetterci di sciupare la pace. Milioni di persone hanno perso la vita». Cinquanta anni sono inoltre trascorsi dalla fine del Concilio Vaticano II. «Papa Francesco per questo ha indetto un Anno Santo straordinario perché il paradigma del Concilio, che fu la parabola del buon samaritano, spinga tutti noi a cercare sempre e ovunque la misericordia».

Monsignor Zuppi ha voluto poi ricordare il martirio di monsignor Oscar Romero, beatificato proprio nello stesso giorno. «Era un arcivescovo figlio del Concilio, si sentiva responsabile del popolo oppresso, si fece carico del sangue, del dolore, della violenza che esso subiva, denunciandone le cause nella carismatica predicazione domenicale seguita alla radio da tutta la nazione. Era un vescovo defensor pauperum, secondo l’antica tradizione dei padri della Chiesa». E proprio per questo è stato ucciso. Ancora oggi, ha continuato il presule, «c’è troppa violenza nel mondo. Bisogna vivere dicendo no! Non restare complici. Bisogna parlare del Vangelo, che è la rivolta di Dio contro la violenza e l’odio, contro l’inganno. Come Romero, usciamo gettando la nostra vita in questa avventura di amore e di pace. Un cristiano senza memoria non è un vero cristiano, è un cristiano a metà, è un uomo o una donna prigioniero del momento, che non sa fare tesoro della sua storia, non sa leggerla e viverla come storia di salvezza». La forza dei cristiani, ha aggiunto, «è l’amore, che rende responsabili degli altri. Non facciamo mancare il nostro. Tanti nostri fratelli cristiani possano sapere che la loro sofferenza non è dimenticata».

25 maggio 2015