Zimbabwe, le Chiese invitano a «trovare insieme la via d’uscita»
Pubblicato il messaggio pastorale rivolto al Paese. Popolazione «confusa e preoccupata. Vediamo la situazione attuale non solo come crisi ma come opportunità per la nascita di una nuova nazione»
Si rivolge anzitutto alla popolazione dello Zimbabwe, «confusa e preoccupata», il “Messaggio pastorale delle Chiese sulla situazione attuale” nel Paese, pubblicato nel pomeriggio di ieri, mercoledì 15 novembre. Tra i firmatari, la Conferenze episcopale cattolica. «I cambiamenti – si legge nel documento – sono stati rapidi negli ultimi giorni ma il vero deterioramento è stato visibile a tutti da molto tempo». Ora, scrivono i leader delle chiese, «vediamo la situazione attuale non solo come crisi in cui siamo disperati» ma come «opportunità per la nascita di una nuova nazione. Il nostro Dio ha creato tutto dal caos ma bisogna dare un nome ai problemi», perché «ciò ci darà il senso del dove dobbiamo andare come nazione».
Tra i “mali” del Paese, vengono indicate come «malattie più profonde» la «perdita di fiducia nella legittimità dei processi e delle istituzioni nazionali», una non corretta «separazione tra i tre poteri dello Stato» e la mancanza di una «chiara distinzione tra il partito di maggioranza e il governo». E ancora, la mancanza di un autentico impegno politico «per affrontare le cause della povertà», relegata invece alle opere di carità. «Le ruote della democrazia – di legge nel Messaggio – sono bloccate nel fango della politica personalizzata, in cui i cittadini svolgono un ruolo insignificante». La responsabilità è nel partito di maggioranza, nel governo, ma anche nella «connivenza dei diversi poteri statali e nella complicità della Chiesa e della società civile». La Chiesa in particolare, scrivono gli estensori del documento, «ha perso la sua spinta profetica, guidata dal culto della personalità e da approcci superstiziosi alle sfide socioeconomiche e politiche».
Dai leader delle Chiese dello Zimbabwe arriva dunque un invito a tutta la nazione a «un momento di preghiera, di pentimento, profonda riflessione e discernimento. Dobbiamo trovare un significato a questa situazione – scrivono – e individuare collettivamente e individualmente la direzione futura» per la nazione. È un invito alla pace e alla calma, in un momento in cui circola anche tanta «disinformazione che genera paura». Quindi una parola alle forze di difesa dello Zimbabwe che «stanno gestendo la situazione», alle quali si ricorda che «è loro la responsabilità garantire che la dignità e i diritti umani siano rispettati», senza «consentire illegalità e l’applicazione vendicativa e selettiva della legge». Nel Messaggio si ricorda che «le forze di difesa dello Zimbabwe hanno sottolineato che il loro non è un colpo di stato militare ma uno sforzo per gestire la situazione attuale». La richiesta quindi è «la formalizzazione di un governo transitorio di unità nazionale che sovrintenda alla transizione e porti a un’elezione libera e giusta».
I leader religiosi chiedono anche «un tavolo di dialogo» per affrontare una «situazione che non può essere risolta da qualcosa che non sia il dialogo»: una Piattaforma nazionale di prospettiva che raccolga «le aspirazioni di tutti i settori della società». Uno «spazio inclusivo» che consenta a tutti di «contribuire» al cammino democratico «verso lo Zimbabwe che vogliamo. Senza la riconciliazione e l’inizio di un processo di riflessione nazionale sul futuro – è la conclusione -, siamo tutti condannati».
16 novembre 2017