“Zerozerozero” di Saviano diventa un “crime” per la tv

La seria si Stefano Sollima al via il 14 febbraio su Sky e Now Tv: il viaggio di una nave carica di cocaina che dall’America centrale fa rotta verso Gioia Turo

È un po’ come se idealmente, in “Zerozerozero”, la serie tratta dall’omonimo romanzo/reportage di Roberto Saviano, si incontrassero Gomorra e Narcos, anche se le vele di Scampia diventano, in questa serie creata da Stefano Sollima – e da lui diretta insieme ai registi Janus Metz e Pablo Trapero -, i boschi e le pietre dell’Aspromonte e la Colombia delle prime tre stagioni della serie su Pablo Escobar si trasforma nel Messico di Monterrey. Non importa: le assonanze sono evidenti e aiutano a farsi un’idea, anche se per comprendere del tutto il grande salto tentato da “Zerozerozero” bisogna aggiungere al dialetto calabrese e ai volti e ai suoni latinoamericani, i visi, le voci e gli abiti di un’elegante famiglia di armatori di New Orleans, in cui il padre, Edward, è interpretato da Gabriel Byrne.

Solo allora viene fuori con chiarezza, attraverso un enorme triangolo tra Italia, Sud e Nord America, la grande sfida di questa serie in onda da stasera, 14 Febbraio, su Sky Atlantic e Now Tv: quella di proporsi come prodotto globalizzato attraverso un viaggio intercontinentale che visivamente, letteralmente, stando alla trama, è quello di una nave carica di cocaina che dall’America centrale – toccando nel corso delle otto puntate anche l’Africa – fa rotta verso il porto di Gioia Tauro, ma che parallelamente, concettualmente, è anche il viaggio sperimentale di una serie che unisce il mondo cavalcando e superando il successo di titoli recenti, mescolandoli, fondendoli in un progetto internazionale maestoso, imponente.

Una sfida ambiziosa, indubbiamente, che dentro ne contiene un’altra per certi versi ancor più delicata: trattare un tema serio, doloroso, com’è quello del potere che la cocaina ha sull’economia mondiale – il suo stretto rapporto col denaro in questo nostro tempo globalizzato – attraverso un crime per forza di cose rispettoso delle regole della grande serialità, la cui prima, fondamentale, è di produrre magnetismo, catturare l’attenzione e coinvolgere dal primo all’ultimo istante di ogni episodio. La sfida nella sfida, dunque, dell’assai costosa “Zerozerozero” è di riuscire a svelare i meccanismi per cui l’economia illegale della polvere bianca diventa parte importante dell’economia legale nel mondo, inserendo la denuncia, la sua parte giornalistica, il suo valore d’inchiesta, tra le inevitabili e peraltro impeccabili – stando alle prime due puntate viste in anteprima – sequenze di azione, con inseguimenti, sangue che a volte zampilla copioso e atmosfere cariche di suspense.

“Zerozerozero” dovrà dunque produrre qualità contenutistica traducendo il lavoro di ricerca sul campo durato due anni in efficace documentazione visiva circa l’avvelenamento e il male prodotti da «questa attività che – come dice una frase nei primi episodi – tiene a galla l’economia mondiale». Dovrà farlo con la stessa bravura con cui sa frammentare la linea temporale del racconto per offrire punti di vista diversi di una stessa situazione ed evidenziare così il legame tra compratori, venditori e intermediari. Ovvero i vari personaggi della serie, che sono un anziano boss latitante della ‘ndrangheta calabrese che riunisce le famiglie per l’acquisto di un enorme carico di droga e suo nipote, che ha progetti diversi rispetto a quelli del nonno, e il loro conflitto minerà i rapporti con i broker americani di New Orleans che contattano per loro i cartelli messicani.

Contro questa variegata forza criminale si batte l’esercito messicano, solo che anche qui – stando sempre alle prime puntate – il potere della cocaina è talmente forte da indebolire la compattezza di questo schieramento e addirittura un sergente delle forze speciali si smarrisce fino a perdere di vista i confini morali e a vivere in maniera contorta e confusa la sua fede in Dio. Ci vorranno altre puntate per comprendere meglio il suo conflitto interiore, così come per capire se gli altri personaggi della serie sapranno rimanere fedeli rappresentanti di una realtà così complessa e negativa o se finiranno per eccedere in autonomia rispetto al contesto di fondo e farsi più astratti, spettacolari e appetibili allo spettatore. Vedremo, nel corso delle varie puntate, se quel realismo di partenza che certamente è forte negli spazi e nella forma – dalle strade messicane ai casolari calabresi – saprà mantenersi approfondito e continuare a fungere da costante e amara fotografia di questo mostruoso, drammatico e globale affare criminale. Vedremo se alla lunga “Zerozerozero” saprà tenere fede alle sue premesse e non cedere alla pressione del romanzo seriale che pretende più emozioni che riflessioni.

14 febbraio 2020