Yunus: mondo diviso contro il coronavirus

Il Premio Nobel in videoconferenza all’Università Lateranense: distribuire equamente la ricchezza, chiudere settore dei combustibili fossili

«Abbiamo visto il mondo, l’economia, la società disintegrarsi per il coronavirus». Sono parole dell’economista bengalese Muhammad Yunus, ideatore del microcredito e premio Nobel per la pace 2006, che venerdì 15 maggio ha tenuto una lezione pubblica in diretta streaming dal titolo “Non si torna indietro: l’economia mondiale dopo la pandemia da Covid-19”, promossa dalla Pontificia Università Lateranense, che ha accolto il professore per la prima volta.

«Ci rendiamo presenti in una forma nuova, consapevoli che le tendenze dell’economia mondiale possono essere essenziali per una formazione multidisciplinare», ha affermato il rettore della Pul, Vincenzo Buonomo, introducendo l’intervento di Yunus. Il fondatore della Grameen Bank e del sistema dei prestiti ai piccoli imprenditori come strumento di lotta alla povertà ha affermato: «Il coronavirus è un nemico di tutto il mondo ma il mondo non si è unito per combatterlo. Non abbiamo usato il multilateralismo né ci sono state strategie comuni efficaci ma siamo tornati al tribalismo. L’Oms ha fatto del proprio meglio, però è stata messa sotto indagine e attaccata anche da stati come gli Usa: tutto questo è scoraggiante», ha osservato Yunus. Che si è fatto subito propositivo: «Quando si avrà il vaccino, sarà per tutti o solo per gli Stati più ricchi? Non dobbiamo essere prigionieri di poche aziende, che decidono a quale prezzo e a chi distribuire il vaccino. Esso deve essere un bene comune, senza brevetto ma open source».

“Social business” è la parola d’ordine per il mondo post-coronavirus secondo l’economista e premio Nobel per la pace Muhammad Yunus. L’incontro è stato coordinato da Raffaele Lomonaco, docente di Economia politica dell’Ateneo, e moderato da Enzo Cursio, coordinatore della Fao Nobel Alliance for Food Security and Peace.

 «Se il mondo pre-gennaio 2020 era disastroso», tra concentrazione della ricchezza nelle mani di pochissimi, inquinamento e intelligenze artificiali, «bisogna fare del passaggio un’opportunità, ripensare le imprese perché non abbiano più come obiettivo il profitto ma la soluzione dei problemi – ha sostenuto Yunus –. Il profitto deve essere reinvestito per creare altro social business. La vita viene prima della sussistenza economica, la ricchezza deve essere equamente distribuita e il sistema della finanza accessibile a tutti». Ad esempio, «il settore dei combustibili fossili deve chiudersi, perché non ha coscienza sociale né ambientale. All’inizio tutto sarà più lento, ma avremo un mondo migliore».

Promotori del cambiamento, secondo l’economista, devono essere: governi, «finanziando imprese che vogliono seguire il social business»; sistema educativo, «sbloccando il potenziale creativo e imprenditoriale dei giovani»; leader religiosi, «che hanno un’incredibile autorità morale. La Chiesa, il vostro ateneo possono sostenere il social business e fornire leadership per portarlo avanti. Se Papa Francesco dirà una parola in questo senso, il mondo lo ascolterà», ha chiosato.

18 maggio 2020