Punta l’attenzione sullo Yemen il rapporto sull’assistenza medica in tempo di guerra diffuso ieri, martedì 31 gennaio, da Medici senza frontiere. Il documento si concentra in particolare sulla situazione di Taiz, la terza città più grande del Paese, proprio lungo la linea del fronte di una guerra che sta avendo un impatto devastante sulla popolazione civile, sia per il numero delle vittime dirette sia per il collasso dei sistemi sanitari. A Taiz, in particolare, da quasi due anni la popolazione vive in un continuo stato di paura e sofferenza: per Karline Kleijer, coordinatore dell’emergenza Msf per lo Yemen, «le disperate condizioni di Taiz sono un esempio di quanto sta avvenendo in tutto lo Yemen». Nella città infatti le parti in conflitto «mostrano regolarmente una totale mancanza di rispetto per la protezione dei civili, delle strutture sanitarie, del personale medico e dei pazienti. I nostri pazienti, su entrambi i lati dei fronti – riferisce Kleijer -, raccontano di essere stati feriti dai bombardamenti mentre preparavano il pranzo in cucina, feriti dagli attacchi aerei mentre andavano a lavorare i campi, mutilati dalle mine mentre radunavano il bestiame e puntati dai cecchini nelle strade davanti alle loro case».

Il governatorato di Taiz, nello Yemen sudoccidentale, ha visto alcuni degli scontri più violenti e prolungati da quando il conflitto si è intensificato, nel marzo 2015. Anche i servizi sanitari a Taiz sono entrati nel mirino delle violenze, con ospedali danneggiati direttamente da bombardamenti e sparatorie, una clinica mobile di Msf raggiunta da un attacco aereo e diverse ambulanze colpite da spari, confiscate o assalite con la forza da uomini armati. Gli stessi operatori sanitari sono stati attaccati mentre andavano al lavoro, detenuti, minacciati e costretti a lavorare con la pistola puntata. «Se mi sento al sicuro mentre lavoro in ospedale? Non mi sento mai al sicuro», dice il coordinatore del pronto soccorso di un ospedale pubblico in città. «Non c’è alcun rispetto per le strutture mediche – prosegue -. Il nostro ospedale è stato colpito e bombardato molte volte. I bombardamenti stanno causando molta agitazione, sia tra lo staff che tra i pazienti».

La maggior parte delle famiglie oggi vive in assenza o con scarsa energia elettrica e insufficienti quantità di cibo e acqua. Molti vivono in ripari di fortuna o edifici sovraffollati, spesso con servizi igienici inadeguati e senza materassi, coperte o attrezzi per cucinare. Medici senza frontiere rinnova quindi l’appello a tutte le parti in conflitto perché «assicurino la protezione dei civili e del personale sanitario e permettano ai feriti e ai malati di accedere alle cure mediche».

1° febbraio 2017