Yemen: l’escalation, «un disastro per la popolazione civile»

A esprimere grave preoccupazione, 26 organizzazioni che operano nel Paese, tra cui Save the Children. L’invito a dare priorità ai canali diplomatici per allentare la crisi

Sono 26 le organizzazioni attive nello Yemen – tra cui Save the Children – che esprimono grave preoccupazione per l’impatto umanitario della recente escalation militare nello Yemen e nel Mar Rosso. Il Paese, colpito duramente da quasi 9 anni di guerra, conta oltre 21 milioni di persone – pari a più di due terzi della popolazione – nel disperato bisogno di cibo, acqua e assistenza salvavita. Milioni di yemeniti devono far fronte a diffusi sfollamenti, insicurezza alimentare e accesso limitato ai servizi di base. E l’escalation militare non farà altro che peggiorare la situazione dei civili vulnerabili e ostacolare la capacità delle organizzazioni umanitarie di fornire servizi essenziali.

Le realtà firmatarie dell’appello esortano tutti gli attori a dare priorità ai canali diplomatici rispetto alle opzioni militari «per allentare la crisi e salvaguardare il progresso degli sforzi di pace nello Yemen – si legge nella nota diffusa da Save the Children -. I civili e le infrastrutture civili devono essere protetti e deve essere garantita l’erogazione sicura e senza ostacoli dell’assistenza umanitaria». Nel contesto regionale più ampio, «si ribadisce anche l’appello per un cessate il fuoco immediato e prolungato a Gaza per salvare vite umane ed evitare ulteriore instabilità in tutta la regione».

Già ora la minaccia alla sicurezza nel Mar Rosso influisce sul lavoro degli operatori umanitari, dato che l’interruzione degli scambi commerciali sta facendo aumentare i prezzi e causando ritardi nelle spedizioni di beni salvavita. Inoltre, a seguito degli attacchi statunitensi e britannici del 12 e 13 gennaio 2024, alcune organizzazioni umanitarie sono state costrette a sospendere le operazioni per motivi di sicurezza, mentre altre valutano la propria capacità di operare. «Un’ulteriore escalation potrebbe costringere più organizzazioni a interrompere le proprie operazioni nelle aree in cui sono in corso ostilità – avvertono le organizzazioni umanitarie -. Gli impatti sulle infrastrutture vitali, compresi i porti strategici, avrebbero importanti implicazioni per l’ingresso di beni essenziali in un Paese fortemente dipendente dalle importazioni. La scarsità e l’aumento dei costi dei beni di prima necessità, come cibo e carburante, non faranno altro che esacerbare la già terribile crisi economica, aumentare la dipendenza dagli aiuti e i rischi di protezione. Tutti gli attori – proseguono – hanno l’obbligo legale di garantire un’assistenza umanitaria sicura e senza ostacoli in modo che le persone bisognose possano accedere ai servizi salvavita».

Nonostante tutto, non si ferma l’impegno degli operatori umanitari nel Paese, ma la capacità di raggiungere le popolazioni più vulnerabili è già compromessa dai tagli ai finanziamenti globali e dalle sospensioni degli aiuti alimentari, che hanno costretto alcune organizzazioni a ridimensionare in modo significativo le loro operazioni. «I leader politici devono considerare le terribili implicazioni umanitarie dell’escalation militare e astenersi da azioni che potrebbero provocare un rinnovato conflitto armato su larga scala nello Yemen. La recente escalation sottolinea anche il rischio di un più ampio confronto regionale e internazionale che potrebbe minare il fragile processo di pace dello Yemen e la ripresa a lungo termine», è la conclusione della nota delle organizzazioni.

17 gennaio 2024