Yemen, distrutto un ospedale di Medici senza frontiere

La struttura colpita dalle bombe della coalizione guidata dall’Arabia Saudita. 200mila le persone che non hanno più accesso a cure salva-vita

La piccola struttura nella provincia di Saada colpita dalle bombe della coalizione guidata dall’Arabia Saudita. 200mila le persone che non hanno più accesso a cure salva-vita

Dopo l’Afghanistan, è accaduto anche nello Yemen settentrionale: nella sera di lunedì 26 settembre le bombe della coalizione guidata dall’Arabia Saudita hanno raggiunto il piccolo ospedale di Medici senza frontiere nel distretto di Haydan, provincia di Saada. Il personale e i due pazienti sono riusciti a fuggire prima degli attacchi successivi, durati due ore. Uno di loro, un membro del personale, ha riportato lievi ferite nella fuga. E un altro ospedale di Msf è stato distrutto.

La struttura era l’unico ospedale ancora funzionante nella zona di Haydan. Con la sua distruzione, sono almeno 200mila le persona che rimangono senza la possibilità di cure mediche salva vita. Per il capo missione di Msf in Yemen, Hassan Boucenine, «questo attacco è un altro esempio del completo disprezzo dei civili in Yemen, dove i bombardamenti sono ormai all’ordine del giorno». Il bombardamento di civili e ospedali è una violazione del diritto internazionale umanitario e Msf chiede alle forze della coalizione di spiegare le circostanze dell’attacco. Anche perché, precisano, le coordinate gps dell’ospedale erano state regolarmente comunicate alla coalizione guidata dall’Arabia Saudita, e il tetto della struttura era chiaramente identificabile grazie al logo di Msf.

L’ospedale distrutto dalle bombe dal mese di maggio aveva assistito circa 3.400 pazienti, con una media di 200 feriti di guerra al mese ricoverati al pronto soccorso.

29 ottobre 2015