Yemen, 38 civili morti o mutilati nelle due settimane di cessate il fuoco

Save the Children: le parti in guerra non sono riuscite a deporre le armi neanche in piena pandemia né dopo l’annuncio del primo caso positivo di Covid

Ieri, 23 aprile, è stato l’ultimo giorno del cessate il fuoco di due settimane dichiarato unilateralmente dalla coalizione a guida saudita nello Yemen. Da quando è stato dichiarato, il 9 aprile scorso, informano da Save the Children, almeno 38 civili sono stati uccisi o mutilati, tra cui cinque bambini morti in diversi attacchi e altri sei rimasti feriti. In 29 casi, sono state colpite le abitazioni.

Si è trattato del secondo annuncio di cessate il fuoco in Yemen dall’inizio della pandemia globale di Covid-19. In questo conteso, il Paese ha  annunciato il suo primo caso di positività al coronavirus il 10 aprile. Ma «con solo la metà delle strutture sanitarie perfettamente funzionanti – avvertono dall’organizzazione umanitaria -, la disponibilità di 700 letti in terapia intensiva e di 500 ventilatori in tutto il Paese, il coronavirus è un ulteriore rischio per il quale lo Yemen non è senza dubbio preparato».

Per il direttore generale in Yemen di Save the Children Xavier Joubert, «è estremamente deludente che le parti in guerra non riescano a deporre le armi nemmeno per due settimane per respingere la minaccia più imminente che lo Yemen sta affrontando: una possibile epidemia di Covid-19. Ciò – prosegue – dimostra una completa mancanza di volontà politica da parte di tutti i soggetti coinvolti in questo terribile conflitto, per il quale i civili pagano il prezzo più alto giorno dopo giorno».

Appena un giorno dopo l’annuncio del cessate il fuoco, nel Paese è stato confermato il primo caso di Covid-19. Oltre alla violenza, alle malattie, alla malnutrizione e alle recenti gravi inondazioni, che rappresentano un ulteriore rischio per la salute, in quanto possono causare focolai di malattie come il colera e la febbre dengue, gli yemeniti affrontano ora la possibile diffusione del coronavirus. «I team di Save the Children sul campo stanno lavorando duramente per supportare le comunità in questi tempi difficilissimi ma non si può combattere un virus mentre si è sotto attacco o rifornire un ospedale quando le strade vengono sistematicamente colpite – ancora le parole di Joubert -. Come ci si può aspettare che le famiglie raggiungano una struttura sanitaria o acquistino prodotti per l’igiene quando temono per la propria vita in strada?». Di qui la richiesta a tutte le parti di «attuare e rispettare al più presto il cessate il fuoco, in modo che il popolo yemenita possa concentrare le proprie energie sulla prevenzione dell’epidemia. Il cessate il fuoco dovrebbe, poi, servire per lavorare a una pace sostenibile e a una soluzione politica a questa guerra». Per il direttore generale in Yemen di Save the Children, «è l’unico modo per porre veramente fine a questa crisi umanitaria».

24 aprile 2020