“Yellowstone”, western moderno con un perfetto Kevin Costner

La serie tv, targata Sky Atlantic e ambientata nel Montana, tocca i temi della famiglia e della lotta per la terra. I contrasti tra la lirica della natura e la brutalità umana

 È appena arrivata in Italia – dal 13 marzo su Sky Atlantic – la serie televisiva Yellowstone. In America è già pronta la terza stagione dopo che le prime due hanno riscosso un grande successo di spettatori. La scrittura e la regia dei nove episodi da poco partiti nel nostro Paese sono di Taylor Sheridan: autore di sceneggiature importanti come quella di Sicario di Denis Villeneuve, del 2015, di Soldado di Stefano Sollima, del 2018, e di Hell or High Water di David Mackenzie, del 2016, che gli è valso una candidatura all’Oscar.

Sheridan ha girato anche, nel 2017, un film da regista: I segreti di Wind River, che al pari degli altri citati rilegge in chiave moderna il mito della frontiera americana. Come fa, del resto, anche Yellowstone, ambientata tra i paesaggi splendidi del Montana e definibile come un western contemporaneo nel quale oltre ai cavalli, le mandrie, i bisonti e la bellezza delle praterie entrano i temi della famiglia e della lotta per il possesso della terra.

Proprio da questo conflitto per la proprietà inizia a colare violenza sulla maestosità della natura fino all’esplosione di una guerra presto macchiata di sangue: da una parte la famiglia Dutton, proprietaria da generazioni di uno smisurato ranch, e dall’altra l’imprenditore Dan Jenkins, deciso a costruire un elegante centro di vacanza accanto alla tenuta.

Nello scontro si incunea anche Thomas Rainwater: il capo della riserva indiana di Broken Rock, desideroso di espandere il territorio a disposizione della comunità dei nativi americani e quindi moltiplicatore della minaccia per i Dutton. I quali reagiscono alla messa in discussione delle loro certezze, di ciò che per loro è tradizione, potere e identità, affiancando alla passione per la terra e gli animali ogni arma a loro disposizione, comprese quelle illegali e quelle da fuoco produttrici di morte.

Yellowstone, serie tv 2020Si compattano di fronte al pericolo, i Dutton, e accantonano, almeno nel primo episodio sinora trasmesso in Italia, i loro conflitti interni: la difesa dei confini occupa per loro il primo posto; l’immenso, piccolo mondo del ranch chiamato Yellowstone è tutto per il padre John (un Kevin Costner perfetto e qui anche produttore esecutivo) e per i suoi quattro figli assai diversi tra loro, da tempo orfani di madre. Lo è per il primogenito Lee (Dave Annable), rimasto accanto al padre nella gestione del patrimonio e sempre alla ricerca della sua approvazione; lo è per Jamie (Wes Bentley), avvocato al servizio di John ma anche aspirante politico; lo è per Beth (Kelly Really), donna feroce negli affari e vittima del suo profondo e paralizzante cinismo. Finirà per esserlo, in qualche modo, anche per l’ex militare Kayce (Luke Grimes), ribelle al carismatico e autoritario padre e volontariamente uscito dal suo controllo per sposare una nativa americana. Da lei ha avuto un figlio e inizialmente vive nella riserva cavandosela bene coi cavalli e molto meno con la diffidenza del fratello di lei.

Quando la tensione sale viene invitato dalla comunità indiana a tornare dalla sua famiglia e varcato lo steccato di Yellowstone alimenta, con le sue contraddizioni e le sue scelte, il braciere su cui cuoce l’abbondante carne di questa serie dal respiro ampio, dai dialoghi affilati e dai confini sfumati, a partire da quelli interiori del capofamiglia John, che cavalca e sa far partorire una mucca ma è tanto ricco da girare in elicottero e sa giocare sporco pur di arrivare all’obiettivo.

La sua ambiguità aggiunge nebbia allo steccato tra i buoni e i cattivi di Yellowstone così come a suoi tanti contrasti: la lirica della natura e la brutalità umana, per esempio, o l’epica classica di un’America leggendaria e una modernità amara e decadente in cui anche i nativi della riserva combattono con le stesse armi e la mentalità dei conquistatori.

Tutto questo si mescola nel pilot Daybreak di Yellowstone, di 90 minuti utili a ricordarci le conseguenze dolorose di una terra intesa come oggetto da difendere o da conquistare e non come risorsa comune da proteggere insieme. Certamente occorreranno altri dettagli per cogliere meglio le verità dei tanti personaggi: bisognerà rovistare ancora nelle loro pieghe per capire se l’ago della bilancia finirà per pendere verso la tragedia familiare o verso il melodramma popolare e se alla suggestiva presentazione collettiva corrisponde un’autentica sostanza dei caratteri. Lo scopriremo attraverso le restanti otto puntate trasmesse per quattro venerdì di seguito alle 21.15, oppure in streaming su NowTv.

16 marzo 2020