“Woman in Gold”, l’arte e l’orrore della guerra

Helen Mirren, nel suo ultimo film, interpreta Maria Altmann. Il racconto scorre con estrema pulizia narrativa e encomiabile misura espressiva

Helen Mirren, nel suo ultimo film, interpreta Maria Altmann. Il racconto scorre con estrema pulizia narrativa e encomiabile misura espressiva

Un film che affronta argomenti forse non così scontati è uscito giovedì 15 ottobre nelle sale e merita di essere segnalato. Si tratta di Woman in Gold, diretto da Simon Curtis e interpretato da Helen Mirren. La grande attrice (inglese di nascita, Londra 26 luglio 1945) è stavolta in un ruolo che prende le mosse a Los Angeles, in California nel 1998. Qui, dopo aver preso parte al funerale dell’amata sorella, Maria Altmann intuisce che alcuni documenti trovati tra le carte di lei potrebbero essere la conferma che un gruppo di dipinti di grande valore, sottratti durante la guerra dai nazisti sono rimasti senza alcun permesso nelle mani dello Stato austriaco.

Affidatasi all’inesperto ma tenace avvocato Randy Schoenberg (parente del musicista), Maria comincia una battaglia legale contro quel governo, convinta di aver diritto alla restituzione del maltolto. In realtà il percorso si dimostra meno scontato del previsto e Maria non può fare a meno di passare fasi che vanno dall’euforia alla preoccupazione, dalla gioia alla delusione in un’alternanza di passaggi che la portano fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti, e quindi al verdetto finale che restituisce la verità dei fatti. Va detto subito che avvenimenti e persone sono autentici.

Maria Altmann è deceduta a Los Angeles nel 2011 all’età di 94 anni. Una volta tornati negli Stati Uniti, quei preziosi dipinti sono stati messi in vendita e il ricavato utilizzato, tra l’altro, a costruire il Museo dell’Olocausto in California e a lasciare quindi duratura testimonianza di un cupo e triste momento di Storia. La didascalia nei titoli di coda ricorda che sono almeno 100mila le opere d’arte che, rubate dai nazisti, non sono tornate ai legittimi proprietari. Il copione dunque, ispirato al libro scritto anche dalla stessa Maria, diventa l’occasione per riportare in primo piano avvenimenti ormai poco conosciuti e restituire a quelle opere d’arte la dignità che meritano.

In periodi recenti il cinema si è occupato di tesori trafugati in tempo di guerra (ricordiamo Monuments Men il film diretto e interpretato da George Clooney, 2014) per ricordarci che, accanto alla tragedia dell’Olocausto, altri delitti non meno tristi sono stati perpetrati. Illuminato da molte buone intenzioni, scandito dal giusto incontro tra passato e presente, circondato da un afflato sincero di riequilibrio tra giustizia e morale, il racconto scorre con estrema pulizia narrativa e encomiabile misura espressiva. Forse alla regia sfugge qualche passaggio un po’ convenzionale (la figura dell’avvocato non è sempre convincente) ma nell’insieme ne deriva un film robusto che mette insieme la Grande Storia che va sui libri ufficiali e quella minore, forse privata ma non meno importante. Film molto positivo per ogni tipo di pubblico.

 

18 ottobre 2015