“Where is the love?”, dai Black Eyed Peas un grido contro il razzismo

Il brano-simbolo del gruppo hip hop tra domanda e invocazione di fronte alle discriminazioni

Il caso del maestro di Foligno che indica ai suoi piccoli alunni di guardare un loro compagno quanto è “brutto” perché “nero”, adducendo la motivazione di un “esperimento”, ha fatto scalpore. Ma è solo la punta di un iceberg di un fenomeno in crescita, quello delle discriminazioni razziali. Le scritte contro i genitori adottivi del ragazzo senegalese in Lombardia, l’aggressione a Roma ai danni di un dodicenne egiziano da parte di suoi coetanei, e ancora la valanga di pesanti insulti via social – inimmaginabili – alla giovane lombarda rea di aver criticato il ministro Salvini sulla questione migratoria e, per gli autori della violenza verbale, di essere “colpevole” di una relazione con un ragazzo nigeriano. Sono solo alcuni dei casi più recenti. Ma c’è chi ha contato circa 500 casi di razzismo documentati in Italia nel 2018. Non sembrano esserci più freni, e iniezioni di paura avvelenano il clima.

Dal mondo della musica sono arrivate tante proposte sui temi delle discriminazioni e del razzismo, a partire dagli anni ’60 e ’70, quando al centro dell’attenzione c’era la preoccupazione per i diritti dei neri americani. Erano gli anni in cui esplodeva il soul e tanti artisti neri scalavano le classifiche, gli anni in cui il funk di James Brown proponeva brani come “Say it loud, I’m black and I’m proud” (“dillo forte, sono nero e fiero di esserlo”). Ma oggi abbiamo scelto una canzone più recente, con un linguaggio che parla ai giovani, anche attraverso un video incalzante e un testo che lo è altrettanto.

“Where is the love ?”, portato al successo nel 2003 dai Black Eyed Peas, un gruppo hip hop formatosi a metà degli anni ’90 a Los Angeles. L’idea del brano, a detta degli stessi autori, nasce dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 che sconvolsero New York, gli Stati Uniti e il mondo intero. Una telefonata a Dio, con lo smarrimento di fronte a quello che succede nel mondo e l’interrogativo ricorrente, “Dov’è l’amore?”. Sentimento che sembra interpretare le domande di tanti.

Un brano che ha fatto centro non solo per aver venduto tanto (primo posto nel 2003) ed essere stato visualizzato e scaricato moltissimo, ma anche per aver ricevuto un Grammy Award e per essere diventato a suo modo una canzone-simbolo. Nel 2016 è stato trasformato in “#Wheresthelove”, reinterpretato dal gruppo insieme ad altri artisti come segno di pace contro gli atti di violenza e terrorismo che hanno scosso il mondo. Nel giugno 2017 è stato proposto al concerto di beneficenza organizzato da Ariana Grande a Manchester in seguito all’attentato perpetrato pochi giorni prima nella città inglese.

«Ma se tu hai solo amore per la tua stessa razza / Allora lasci solo spazio per discriminare / E discriminare genera solo odio… Pazzia è quello che dimostri / Ed è esattamente il modo in cui l’odio lavora ed opera». Sembra di leggere qualcosa di quello che accade molto vicino a noi. «La gente uccide, la gente muore / I bambini sono feriti e li sento piangere / Riesci a praticare quello che predichi? O porgeresti l’altra guancia?». C’è anche un richiamo evangelico di fronte all’orrore cui si assiste. «Le nazioni sganciano bombe … la gioventù muore giovane».

Ma c’è una via di uscita? «Padre, Padre, Padre aiutaci / Mandaci qualche consiglio dall’alto / Perché la gente mi fa dubitare / Dov’è l’amore? (amore)…». Una invocazione, quasi una preghiera. Solo l’amore può salvare. Perché lo smarrimento, la confusione è potente. «I nuovi giorni sono strani, il mondo è malato? / Se l’amore e la pace sono forti / Perché ci sono pezzi d’amore fuori posto?». E questa è un’espressione suggestiva della canzone scritta da Will.i.am (pseudonimo di William Adams, leader dei Black Eyed Peas) in collaborazione con altri autori. Ci sono “pezzi d’amore” che non trovano un luogo dove mettere radici, come se l’amore fosse – ed è proprio così – una realtà così universale da dover invadere tutto il mondo, i cuori di tutti coloro che ci vivono, perché finalmente il mondo possa trovare pace.

Quello che accade intorno sconcerta. L’egoismo, la discriminazione, il consumismo, i danni della cattiva informazione. «In questo mondo in cui viviamo… Non ci si rispetta gli uni gli altri, negando il proprio fratello… La verità è tenuta segreta, è buttata sotto al tappeto…. Mentre invecchio, la gente diventa più fredda / Molti di noi si interessano solo a fare soldi / L’egoismo ci fa seguire la direzione sbagliata / Informazioni sbagliate sempre mostrate dai media / Immagini negative sono il criterio principale/ Infettando le giovani menti più velocemente dei batteri / I bambini vogliono comportarsi come quello che vedono al cinema… Invece di diffondere amore diffondiamo animosità… / Non c’è da stupirsi che a volte mi senta a terra / Devo tenere la mia fede viva finché l’amore non si trova».

Poi di nuovo la domanda “Dov’è l’amore?” e, nel finale, la consapevolezza che «un mondo, un mondo è tutto quello che abbiamo». Mentre nel video, interamente segnato da quel punto interrogativo che è alla base della canzone, tutti guardano verso l’alto – l’ultima immagine, il volto di una donna nera anziana da cui traspare un sorriso – come a invocare aiuto con la speranza nel cuore.

26 febbraio 2019