Voto di scambio a Palermo, Libera: «Ferita per la democrazia»

Arrestato un candidato al consiglio comunale. L’associazione: «Scoperchiato il vaso di Pandora. Serve consapevolezza diffusa che tenga fuori mafia e corruzione da elezioni e governo dei territori»

Arrestato ieri, 8 giugno, a Palermo l’ex consigliere provinciale Pietro Polizzi, candidato di Forza Italia al consiglio comunale alle elezioni di domenica prossima, 12 giugno. L’accusa: scambio elettorale politico-mafioso. Secondo la Procura, per essere eletto avrebbe stretto un patto con i boss dell’Uditore, i costruttori Sansone, storici alleati del capomafia Totò Riina che ospitarono il padrino di Corleone in una delle loro ville nell’ultimo periodo della latitanza. Contro di lui ci sarebbero alcune intercettazioni ambientali che hanno indotto la Procura a chiedere la misura della custodia cautelare in carcere.

Per Libera, si tratta di un arresto che «arriva a conclusione di una campagna elettorale già segnata da una crisi morale fortissima che ci costringe a interrogarci sullo sullo stato di salute e sul senso di responsabilità della politica» e che ha «scoperchiato il vaso di Pandora», commentano in una nota. «Sarà la magistratura ad accertare e confermare i fatti – aggiungono – ma quel voto di scambio politico mafioso ferisce la democrazia e ci riporta ai peggiori anni della storia di controllo criminale della città, con il coinvolgimento di una famiglia storica di Cosa Nostra, che ha legato la sua ascesa al nome di Riina».

Nell’analisi dell’associazione fondata da don Luigi Ciotti, «non possiamo lasciare al solo lavoro della magistratura e alle forze dell’ordine la vigilanza sulla nostra democrazia, spetta anche a noi cittadini fare la nostra parte esercitando quotidianamente un’ esercizio di responsabilità. Se è vero che la politica è in un certo senso specchio della società – tanto più in un regime democratico, dove è il consenso del popolo a decidere la classe dirigente – è stata una diserzione collettiva dalla responsabilità a rendere possibile il riemergere di certe figure e certe dinamiche di potere». Di qui il monito: «Serve una consapevolezza diffusa, condivisa da tutte le forze politiche, che tenga fuori mafia e corruzione dai momenti di confronto elettorale e dall’amministrazione e governo dei nostri territori. Deve essere chiaro che esiste un principio etico e morale davanti al quale non ci possono essere opacità, compromessi, opportunismi e le convenienze ispirate alle logiche del fine che giustifica i mezzi», concludono.

9 giugno 2022