Volontari, vie nuove di prossimità ai malati

La presenza sul territorio e gli aiuti alle famiglie. Il mancato accesso agli ospedali? «Motivo di sofferenza». Le voci di Arvas, San Vincenzo e Unitalsi

È una presenza discreta ma attiva quella dei volontari della pastorale sanitaria, fatta di ascolto e sostegno emotivo ma anche di gesti concreti per i malati e le loro famiglie. Nell’ultimo anno, però, la pandemia e le necessarie restrizioni hanno limitato le loro attività. «Per noi è stato motivo di sofferenza non poter accedere ai reparti degli ospedali – spiega Silvio Roscioli, presidente dell’Arvas del Lazio (Associazione regionale volontari assistenza sanitaria) -, perché la nostra realtà operativa è primariamente quella ospedaliera»; tuttavia «questo tempo di emergenza sanitaria, che ci ha imposto tante limitazioni, ci ha anche spinto a cercare vie nuove da percorrere nel volontariato».

In particolare, gli oltre 1.800 volontari dell’organizzazione – attiva da 40 anni a Roma e nelle province di Viterbo e Frosinone – hanno cercato di «curare maggiormente i rapporti “di palazzo”, ossia dei luoghi in cui i malati e le loro famiglie abitano, così come quelli di quartiere», facendosi quindi presenza attiva sul territorio. «Abbiamo ad esempio offerto sostegno e aiuto alle persone sole e anziane – spiega il referente -, così come abbiamo formato dei volontari affinché possano spendersi come caregiver per persone malate di Alzheimer, concedendo un po’ di sollievo, sia fisico che emotivo, ai familiari impegnati costantemente nell’assistenza ai propri cari». Ancora, i 33 gruppi di volontari che afferiscono all’associazione hanno sfruttato l’ultimo anno «per la formazione personale e per riscoprirsi realtà unita – dice Roscioli -, per ritrovare cioè il senso di unione affinché il gruppo sappia offrire davvero auto mutuo aiuto».

Paolo Ricciardi, 2020
Paolo Ricciardi, 2020 (foto: Daniel Ibáñez)

Dell’importanza di vivere momenti di comunità, «pregando insieme tra noi e con i malati che assistiamo», parla anche Giacomo Rossi, commissario della sottosezione di Roma dell’Unitalsi, l’Unione nazionale italiana per il trasporto degli ammalati a Lourdes e ai santuari internazionali, che sottolinea quanto «certe occasioni di incontro sono importanti per tutti noi, e ne sentiamo la mancanza». Proprio per rispondere a questa esigenza di condivisione, ieri pomeriggio, 14 febbraio, alle 16, il vescovo ausiliare Paolo Ricciardi, delegato per la pastorale sanitaria, ha presieduto nel Santuario nuovo del Divino Amore una Messa per i volontari delle diverse associazioni attive a Roma e nel Lazio, in occasione della XXIX Giornata mondiale del malato, celebrata lo scorso 11 febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes. «Nonostante la pandemia non ci siamo fermati – continua Rossi -, perché noi fermi proprio non riusciamo a stare». E così, al di là dei mesi di lockdown della scorsa primavera, «durante i quali abbiamo dovuto necessariamente sospendere il nostro servizio all’interno degli ospedali», gli oltre 1.500 volontari si sono spesi «nel servizio domiciliare, con l’attuazione delle dovute precauzioni», e, ancora, «nel progetto “Spesa sospesa”, portando nelle case, alle famiglie che ne avevano necessità, quanto raccolto nell’ambito del progetto curato dall’assessorato alle Politiche sociali di Roma Capitale».

Lontani dai reparti degli ospedali e dalle residenze per anziani, ma vicini ai malati mediante un «servizio di amore», anche i 100 volontari romani del gruppo intitolato a San Vincenzo de Paoli. Racconta infatti di una «presenza attiva nelle parrocchie, in sinergia con i gruppi della Caritas», Marilina Falconi, presidente dell’associazione di volontariato vincenziana. «Ci occupiamo della raccolta di generi alimentari da distribuire alle famiglie – spiega – ma anche di indumenti e di prodotti per l’igiene personale destinati ai malati ricoverati che ne hanno bisogno». In particolare, i volontari «preparano dei kit per gli indigenti che incontriamo fuori dagli ospedali». Ancora, «siamo presenti nelle cappellanie ospedaliere, prestando un servizio di ascolto e vicinanza non solo ai familiari dei pazienti ma anche al personale sanitario».

15 febbraio 2021