Vittime della strada: la preghiera al Divino Amore

La Messa con il vescovo Ambarus nella Giornata dedicata. Da gennaio, 3.159 i morti per incidenti stradali in Italia; 174 a Roma. «Solo nel condividere la vita ha valore»

Testimoniare che «Dio può convivere» anche con la «voragine del dolore per la perdita», affinché «la vostra fatica» possa «trasformarsi in una sensibilità per la vita per gli altri». Invocando «la consolazione dello Spirito Santo» il vescovo ausiliare Benoni Ambarus, delegato per la Pastorale sanitaria, ha manifestato la vicinanza della Chiesa di Roma a quanti hanno perso i propri cari in un incidente stradale, chiedendo loro di avere fede e di testimoniare il «Dio della vita, che, solo, ha l’ultima parola». Il presule ha infatti presieduto ieri sera, 19 novembre, nel santuario della Madonna del Divino Amore, a Castel di Leva, la Messa in ricordo delle vittime della strada, in occasione della Giornata dedicata, che dal 2005 ricorre ogni anno la terza domenica del mese di novembre.

In Italia, da gennaio 2023 sono stati 3.159 i morti per incidenti stradali – 379 i pedoni e 175 i ciclisti – e più di 223mila i feriti; 174 le vittime registrate solo a Roma. Per tutte loro, «strappate alla vita», Ambarus ha pregato affinché «il Signore dia il pieno riposo» mentre per i familiari e gli amici ha chiesto «la consolazione» e una vita da portare avanti «nella condivisione», perché «solo nel condividere tutto ciò che sei – ha detto rivolgendosi a ciascuno dei presenti – la vita ha valore». Il presule si è richiamato alla parabola dei talenti raccontata nel Vangelo di Matteo che, ha spiegato, «non parla della necessità di far fruttare» ma di corrispondere a quella «misura piena» che il padrone ha lasciato a ciascuno dei suoi servi «secondo le loro capacità», cercando «in loro dei collaboratori», elevandoli quindi al livello di «soci».

A ciascuno di noi, allora, la parabola dice che «Dio non ha fatto quantità per merito o per preferenze» ma che «tutti abbiamo avuto la pienezza dei suoi doni – sono ancora le parole di Ambarus – e non siamo chiamati a moltiplicare questa ricchezza ma a condividere tali doni» e, dunque, «ciò che siamo per dono di Dio», perché «se non vengono condivisi, i doni muoiono». Talvolta, ha continuato il vescovo, «la paura potrebbe afferrare il nostro cuore», così come è stato «per il terzo servo, quello definito nel Vangelo “malvagio e pigro o pauroso”, che ha sotterrato l’unico talento che il padrone gli aveva consegnato»; tale atteggiamento di paura potrebbe essere giustificato per Ambarus di fronte «a un mondo sconvolto», per cui «il nostro cuore potrebbe essere spaventato», come in questo «momento della nostra storia» nel quale «potremmo dire che non ne vale la pena». Invece, ha concluso il vescovo con un ammonimento, «non seppelliamo nello scoraggiamento» ciò che siamo e che abbiamo «ma condividiamolo» per dare senso e valore alla nostra vita e vederci riconosciuti quali «servi buoni e fedeli».

A conclusione della celebrazione, dopo la recita della preghiera dedicata alle vittime della strada e per invocare la protezione su «quanti sono in viaggio per le strade», Ambarus ha invitato i parenti e gli amici dei morti a causa di incidenti stradali ad avvicinarsi all’altare per una «speciale imposizione delle mani». I nomi dei propri cari erano stati ricordati e declamati ad alta voce dai presenti anche durante il momento della celebrazione dedicato alla commemorazione dei defunti.

20 novembre 2023