Visita del Papa in Armenia, «benedizione per tutto il popolo»
A parlare è monsignor Raphael Minassian, ordinario per gli armeni cattolici dell’Europa orientale: «Un incoraggiamento per continuare la nostra missione»
A parlare è monsignor Raphael Minassian, ordinario per gli armeni cattolici dell’Europa orientale: «Un incoraggiamento per continuare la nostra missione»
L’annuncio ufficiale è stato dato dalla Santa Sede sabato 9 aprile: Francesco sarà in Armenia dal 24 al 26 giugno e in Georgia e Azerbaigian dal 30 settembre al 2 ottobre. Due viaggi nella regione del Caucaso, per i quali c’è già molta attesa. «Tutti – dichiara monsignor Raphael Minassian, ordinario per gli armeni cattolici dell’Europa orientale – sono ansiosi e aspettano con gioia il momento di incontrare Sua Santità, malgrado e con tutta la tensione che si sta vivendo negli ultimi giorni ma con la speranza che questa difficoltà sia superata». Nei primi giorni di aprile si sono riaccesi infatti gli scontri nella Repubblica del Nagorno-Karabakh, regione contesa tra l’Armenia e l’Azerbaigian.
Il vescovo Minassian ha escluso una visita del Papa in quella regione. Francesco, informa, sarà ospite e soggiornerà presso il Catholicos. «Il Santo Padre – spiega – farà tutte le visite del protocollo e sarà sempre accompagnato da Sua Santità Karekin II, Supremo Patriarca e Catholicos di tutti gli Armeni». Ci saranno «tutto il clero, i vescovi e il Patriarca armeno cattolico. Tutti verranno qui da tutto il mondo per accogliere il Santo Padre e poi ci saranno i nostri fedeli armeni cattolici che sono oltre 160mila».
Il momento culminante del viaggio, riferisce il presule, sarà la Messa del 25 giugno a Gumri, la seconda città dell’Armenia, scelta per la Messa con il Papa perché si trova nella regione dove vive la maggioranza della comunità cattolica. «La visita di Francesco – conclude il vescovo – è una benedizione. Un incoraggiamento per noi come Chiesa cattolica per continuare la nostra missione, e una grande possibilità per tutto il popolo armeno per esprimere la sua gratitudine per quello che ha fatto il Santo Padre per il popolo armeno, riconoscendo nell’aprile 2015 il genocidio armeno del XX secolo. Un diritto che è stato negato per cento anni e di cui il Santo Padre ha dato testimonianza. Siamo grati».
11 aprile 2016