Visco: «Il capitale umano, investimento centrale»

Il governatore di Bankitalia alla Cattolica per i 15 anni della facoltà di Economia: «L’Italia ha mosso passi nella direzione giusta. Bisogna essere ottimisti»

Il governatore della Banca d’Italia alla Cattolica per i 15 anni della facoltà di Economia: «L’Italia ha mosso passi nella direzione giusta. Bisogna essere ottimisti»

«Con le più recenti riforme, quella del 2012 e quella in fieri delineata nel Jobs Act, l’Italia ha mosso passi importanti nella giusta direzione. Bisogna essere ottimisti. Dopo gli interventi della Banca centrale europea anche da noi i segnali che abbiamo sulla ripresa del Pil sono positivi». Così il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha parlato questa mattina, venerdì 30 gennaio, della congiuntura economica italiana nella facoltà di Economia della sede romana della Cattolica. L’occasione: il secondo appuntamento del ciclo di incontri “Il Futuro nell’Economia”, ideato per celebrare i 15 anni della facoltà.

Visco ha indicato in particolare tre punti chiave nella riforma del lavoro del governo Renzi: «La riduzione della segmentazione tra diverse categorie di lavoratori; l’aumento della flessibilità in entrata e in uscita, accompagnato da un ampliamento delle misure a sostegno dei disoccupati; la revisione, ancora da completare, delle politiche attive». Da questo, ha spiegato, «possono derivare benefici in termini di una più efficiente allocazione della forza lavoro verso i settori e le imprese più produttive, ma anche di maggiori incentivi, sia dei lavoratori sia degli imprenditori, a investire sull’adeguamento continuo delle competenze e delle conoscenze».

Proprio il «capitale umano» è in effetti per il governatore della Banca d’Italia un investimento centrale per l’economia. Secondo Visco «esiste oggi una distanza con gli altri Paesi che va analizzata nella sua storia; è rimasta in Italia una tendenza di fondo a considerare l’istruzione un episodio e non un percorso di formazione continua». Quindi, l’esortazione agli studenti: «Studiate tutta la vita, studiate sempre, aggiornate voi stessi». La fuga di cervelli e la formazione che molti giovani continuano all’estero, dove poi trovano lavoro, è un fenomeno che bisogna invertire: «Io credo che molti torneranno. Se andiamo fuori per migliorare possiamo poi riportare qui le nostre competenze.

Fra le conseguenze più significative di una cristi che dura ormai da 7 anni, ha rilevato ancora il governatore della Banca d’Italia, c’è senz’altro la «caduta della nostra capacità di produrre». Anche se la crescita economica è ferma da anni, «questa – ha continuato – è la peggiore recessione sofferta dalla nostra economia dal dopoguerra. Tra il 1996 e il 2007, il tasso di crescita medio annuo è stato meno di un terzo di quello dell’area dell’euro (0,2 rispetto a 0,%). Ciò si è riflesso in una crescita della produttività del lavoro pari a meno della metà di quella dell’area euro (0,6 contro 1,3%). Negli anni del miracolo economico e fino agli anni ‘70 del Novecento la produttività del lavoro cresceva a un ritmo di circa otto volte quello del decennio precedente gli ultimi anni di crisi».

Un nodo importante per il capitale umano allora è quello dell’innovazione tecnologica. «La rivoluzione digitale – è il parere di Visco – ha contribuito a migliorare la condizione di vita delle persone ma ha ridefinito la domanda di lavoro, creando una maggiore competitività. Questo ha messo in crisi i lavori meno qualificati. C’è un reale timore della disoccupazione tecnologica. La sfida di distribuzione e redistribuzione dei redditi sarà molto impegnativa».

Ad accogliere il governatore della Banca d’Italia, il rettore dell’ateneo Franco Anelli che ha messo in guarda dal rischio dell’elitarismo nella formazione, quasi che l’investimento sul capitale umano interessi solo una piccola parte della società. «Le università devono però – ha sottolineato – devono avere le mani libere per potere ideare proposte formative nuove e maggiormente efficienti». Giacomo Vaciago, docente di economia monetaria della facoltà di Economia, che ha introdotto l’intervento di Visco, ha sottolineato invece come «il capitale umano e la crescita sono un fattore decisivo per un Paese come l’Italia. Si deve lavorare sulla filiera per costruire la persona. Le riforme si muovono lentamente, attraverso le generazioni; ci vuole lungimiranza, che è cosa ben diversa da quella dei mercati finanziati di oggi».

30 gennaio 2015