Violenze sui minori: servizi di prevenzione colti impreparati dalla pandemia

Pubblicato l’Indice regionale della Fondazione Cesvi. Il Trentino Alto Adige la regione più virtuosa; la Campania all’ultimo posto. In miglioramento il Lazio

Dopo più di un anno di pandemia si può parlare ormai di «trauma collettivo da Covid-19». Dalla paura di rimanere contagiati all’insofferenza del dover rimanere chiusi in casa, dai lutti per la morte di persone care alla perdita del lavoro: sono innumerevoli i fattori che incidono sulla vita e sulla salute mentale di milioni di persone. Tanto che l’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, curato dalla Fondazione Cesvi, dedica un capitolo proprio agli effetti del trauma collettivo da Covid 19 e a come stia causando un aumento dei casi di maltrattamenti e violenze sui minori.

L’Indice stila una classifica delle regioni, tenendo conto dei fattori di rischio di maltrattamento e della presenza di servizi presenti per prevenire e seguire i casi. Ed è una classifica redatta su dati aggiornati a fine 2019, da cui «emergono evidenti sia i fattori di rischio che favoriscono il maltrattamento sia sistemi di servizi territoriali, sui quali non si è investito adeguatamente per anni, insufficienti nel costruire quei fattori di protezione indispensabili anche per affrontare crisi come quella che stiamo vivendo». Quindi eravamo carenti prima della pandemia e siamo impreparati ad affrontare i rischi maggiori causati dal «trauma collettivo da Covid-19». Per la presidente di Fondazione Cesvi Gloria Zavatta, «è arrivato il tempo della cura e non possiamo più permetterci di essere indifferenti a questo tema. Per fornire una risposta concreta a questa vera emergenza sociale Fondazione Cesvi si è attivata per rinforzare i propri interventi. Va anche ricordato che il fenomeno è ampiamente sottostimato: per ogni caso denunciato ce ne sono nove sommersi”.

Il rapporto di Cesvi fotografa una situazione in cui le regioni del meridione sono collocate nella parte più bassa della classifica: la Campania è ultima (20°), Sicilia al diciannovesimo posto, la Calabria al diciottesimo e la Puglia al diciassettesimo. Quest’anno al primo posto c’è il Trentino Alto Adige con l’indice più alto, seguito da Emilia Romagna (l’anno scorso era la prima), Friuli Venezia Giulia e Veneto. Tra la quinta e l’ottava posizione si riscontrano comunque le variazioni più significative, per quanto contenute: riguardano l’Umbria (5ª) e la Toscana (8ª), che si scambiano la posizione rispetto all’anno scorso, così come il Piemonte (6ª) e la Liguria (7ª). Sette delle 12 regioni successive mantengono la stessa posizione della precedente edizione. Lazio, Abruzzo e Calabria migliorano di una posizione, la Sicilia ne perde una e il Molise due.

L’Indice sulla prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia è il risultato dell’aggregazione di indicatori statistici regionali in grado di restituire una lettura dei territori rispetto ai loro punti di forza e di debolezza nel proteggere i bambini. Si tratta quindi di un Indice di contesto che non rileva il numero di bambini maltrattati ma valuta e confronta le regioni nella loro capacità di fronteggiare questo problema sociale. (Dario Paladini)

5 maggio 2021