Violenze a Roma. «Non possiamo restare indifferenti»

Il direttore della Caritas diocesana Giustino Trincia interviene dopo gli scontri nell'ultima manifestazione no Green pass, nel centro di Roma, prima dell'obbligo sui luoghi di lavoro, culminati in un assalto alla sede della Cgil e poi, nella notte, al Pronto Soccorso dell'Umberto I

«Gli scontri di fronte a Palazzo Chigi, l’assalto e le devastazioni alla Cgil prima e, nel cuore della notte, al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I, non ci possono lasciare indifferenti». Il direttore della Caritas diocesana di Roma Giustino Trincia interviene dopo il sabato di guerriglia che ha sconvolto il cuore di Roma, il 9 ottobre: oltre 10mila persone a piazza del Popolo, senza mascherine e in tantissimi a volto scoperto, convenute per un sit in autorizzato che presto ha preso la forma di due diversi cortei. Al grido di “No Green pass” e “Libertà”, si sono diretti rispettivamente verso piazzale Flaminio e verso Montecitorio. Presa d’assalto la sede della Cgil, con il portone sfondato da una cinquantina di manifestanti, poi entrati all’interno. A fermarli, la polizia. Scontri anche in direzione di Palazzo Chigi, dove la polizia si è schierata a difesa dei palazzi istituzionali. Molti i manifestanti arrivati a pochi metri dal cordone di sicurezza. La carica die poliziotti ha respinto e disperso il corteo a via del Tritone, per poi arretrare nuovamente. Quindi, nuovi scontri, sempre a largo Chigi, fino a quando le forze dell’ordine non hanno spinto nuovamente i manifestanti verso piazza del Popolo. Solo intorno alle 22 gli ultimi manifestanti hanno lasciato via del Corso.

Poco dopo, nella notte, preso d’assalto da una trentina di manifestanti anche il Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I, dove era stato ricoverato uno dei partecipanti alla protesta, che rifiutava di essere sottoposto alle procedure anti Covid, insultando e aggredendo, verbalmente e non, alcuni operatori sanitari e il personale di vigilanza. Urla e slogan contro gli operatori sanitari anche dai manifestanti radunati all’esterno. Quattro i feriti: due tra le forze dell’ordine e due tra gli operatori sanitari. «La situazione è tornata alla normalità solo dopo alcune ore, con l’intervento delle forze di polizia», riferisce l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato.

«Le immagini e le gesta, le espressioni di un furore profondo che nasce evidentemente da lontano, mi hanno riportato al gennaio scorso, all’assalto al Congresso americano a Washington – osserva il direttore di Caritas Roma -. Quando in gioco ci sono la pace, la fratellanza universale, i valori della democrazia e della nostra Costituzione, non si può restare neutrali, perché la carità, al di là di ogni appartenenza politica, sociale e religiosa che vanno tutte profondamente rispettate, significa anzitutto operare per il bene comune, per l’interesse generale, per la giustizia». Nell’analisi di Trincia, «a patire della loro mancanza sono anzitutto i poveri, i fragili ma è poi l’intera comunità a rendersi sempre più conto che senza salvaguardia dei beni comuni, cura dell’interesse generale e promozione della giustizia, non c’è salvezza per nessuno. E quello che è accaduto in queste ore travalica di molto quello che può essere il confronto serrato anche duro tra posizioni, punti di vista, scelte, diametralmente diverse». Proprio per questo, riferisce, nel primo pomeriggio di domenica «mi sono recato in visita alla sede nazionale della Cgil prima e poi al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I di Roma, accompagnato da mia moglie, per portare e testimoniare personalmente la solidarietà e la vicinanza della Caritas diocesana di Roma alla Cgil e al movimento sindacale tutto e al personale sanitario di quel Pronto Soccorso. Dal profondo del cuore – prosegue – sento di rivolgere un appello a quegli uomini e a quelle donne che hanno ritenuto possibile manifestare il loro radicale e generale dissenso, fino al punto di ricorrere alla violenza delle parole e della gesta». L’appello è a «convertirsi al linguaggio della mitezza di cui Gesù di Nazareth è stato l’insuperabile maestro, per far valere le proprie idee nel rispetto di quelle altrui, perché provati tutti da un tempo durissimo, quella della pandemia, possiamo insieme concorrere a costruire quella civiltà dell’amore di cui tutti, oggi più che mai, abbiamo una straordinaria necessità».

11 ottobre 2021