Violenza sulle donne, Cei: «Non lasciamole sole»

La nota dell’Ufficio per la pastorale della salute, in vista della Giornata del 25 novembre. L’invito ad «ascoltare e cogliere i segnali». A essere «mano tesa che aiuta»

Una «violazione dei diritti umani» ma anche «un importante problema di sanità pubblica». Con effetti negativi «a breve e a lungo termine, sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva della vittima». L’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei affida a una nota la riflessione sulla violenza contro le donne, in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne che ricorre il 25 novembre. E ne analizza le conseguenza: «Isolamento, incapacità di lavorare, limitata capacità di prendersi cura di sé stesse e dei propri figli». Non solo: «I bambini che assistono alla violenza all’interno dei nuclei familiari possono soffrire di disturbi emotivi e del comportamento – si legge nel testo -. Gli effetti della violenza di questo tipo si ripercuotono sul benessere dell’intera comunità, ed è pertanto necessaria una continua opera di formazione e sensibilizzazione delle coscienze».

Secondo il rapporto dell’Oms la violenza contro le donne rappresenta «un problema di salute di proporzioni globali enormi» e necessita pertanto di un’attenzione adeguata da parte degli Stati e del mondo associativo. In Italia i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner. Nei primi 5 mesi del 2020 sono state 20.525 le donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza, riferisce l’Ufficio guidato da don Massimo Angelelli.

Citando le parole di Papa Francesco in Amoris Laetitia, nella nota si sottolinea come «tale violenza sulle donne sia una forma di “codardo degrado”» e che «la “violenza verbale, fisica e sessuale che si esercita contro le donne in alcune coppie di sposi contraddice la natura stessa dell’amore coniugale”». Di qui l’esortazione ad «ascoltare e cogliere i segnali, non lasciare sole le donne, aiutare a denunciare e a uscire da situazioni complesse. Ogni operatore, ogni professionista, ogni cappellano, può essere quella mano tesa che aiuta, accompagna, accoglie».

23 novembre 2021