Violenza in Burundi, allarme per i bambini in fuga da soli

A lanciare l’Sos è Save the Children: «Il numero di piccoli vulnerabili arrivati senza le famiglie negli Stati vicini è senza precedenti»

A lanciare l’Sos è Save the Children: «Il numero di piccoli vulnerabili arrivati senza le famiglie negli Stati vicini è senza precedenti». A spingerli, «genitori disperati»

Hanno viaggiato per giorni da soli, a piedi, tra i pericoli. Destinazione: i campi profughi temporanei in Ruanda, Tanzania, Repubblica Democratica del Congo (Rdc) e in Uganda. Sono gli oltre 2.300 bambini in fuga dal Burundi, dopo l’escalation di violenza registrata nel Paese nelle ultime settimane. Per gli osservatori, il timore è che molti altri si uniranno a loro quando il rischio di violenze si intensificherà nel periodo che precede le elezioni presidenziali, originariamente previste per la fine di giugno ma rinviate a causa di continue proteste civili e per l’apprensione circa la sicurezza nazionale.

A spingere i più piccoli a partire, spiega Edwin Kuria, regional humanitarian manager di Save the Children in Africa Orientale, spesso sono proprio i «genitori disperati, che restano indietro a proteggere case e proprietà dai saccheggi». Il numero di bambini vulnerabili arrivati da soli o separati dalle loro famiglie, avverte, «è senza precedenti». Ed è alta la preoccupazione «per la sicurezza di chi è costretto ad affrontare un viaggio così rischioso, soprattutto i bambini, che arrivano nei campi senza scarpe e con i soli vestiti che indossano». Anche per quanti riescono a raggiungere i campi profughi, già sovraffollati, la sicurezza infatti non è garantita: molti hanno segnalato atti di  violenza, molestie ed intimidazioni, da parte delle milizie locali. «Senza scuole o spazi sicuri per loro dove poter stare – continua Kuria – alcuni bambini si ritrovano a lavorare, raccogliendo legna da ardere o scavando latrine, entrambi lavori pericolosi e faticosi per dei bambini».

Complessivamente, a oggi sono 91.459 i  profughi burundesi che hanno chiesto asilo agli Stati vicini. In Tanzania ne sono arrivati 47.929, in Ruanda 27.732; di questi, 23.532 sono nel campo profughi di Mahama, in Repubblica Democratica del Congo  9.798 e in Uganda 6mila. Nel Campo di Mahama in Ruanda molta preoccupazione è legata alla distribuzione dell’acqua, con lunghe file e attese fino a sei ore al giorno per ricevere la poca acqua potabile disponibile. In Tanzania invece, nel campo di Nyarugusu, sono le strutture sanitarie a rischio collasso a causa del flusso di nuovi arrivi e alla chiusura di due reparti a seguito di un’epidemia di colera. Il numero di visite mediche quotidiane è più che raddoppiato dopo l’arrivo di migliaia di rifugiati burundesi e la richiesta di visite prenatali è aumentata di sei volte.

Save the Children, informano dall’associazione in una nota, «sta intensificando i suoi interventi in Tanzania, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo, dove è presente nei campi profughi con la distribuzione di cibo e generi di prima necessità per i rifugiati più vulnerabili, compresi i bambini soli e i minori-capofamiglia, e fornendo aiuto per l’accesso ai servizi essenziali». Per ulteriori informazioni: www.savethechildren.it.

9 giugno 2015