Violenza a Parigi. Il parroco: «La giustizia dovrà vincere»

Proteste nel sobborgo di Aulnay-sous-Bois, dopo l’aggressione di un ragazzo di colore da parte di 4 poliziotti. Tre notti di scontri

Proteste nel sobborgo di Aulnay-sous-Bois, dopo l’aggressione di un ragazzo di colore da parte di 4 poliziotti. Parla père Michel Erche, responsabile dell’unità pastorale 

La violenza a Aulnay-sous-Bois non dovrà avere l’ultima parola. «Il bene è sempre possibile» e «la giustizia dovrà vincere sulla violenza». È la «speranza» di père Michel Erche, responsabile dell’unità pastorale delle diverse parrocchie disseminate in questa città di periferia a nord est di Parigi, dove per la terza notte consecutiva ci sono stati scontri tra giovani e polizia.

Le violenze sono scoppiate sabato 4 febbraio, dopo che quattro poliziotti hanno aggredito un 22enne di colore, mentre erano ripresi da una telecamera. Uno dei quattro poliziotti lo ha addirittura sodomizzato con un manganello e l’accusa per lui è di violenza sessuale. Gli altri tre sono accusati di violenza volontaria. Theo, questo il nome del ragazzo, ha ricevuto la visita del presidente Francois Hollande e ha lanciato un appello alla calma. Lo stesso avevano fatto in precedenza anche la sorella e la madre del ragazzo. Il giovane è stato operato ed è rimasto in ospedale dove è stato curato anche per ferite alla testa e al volto. «Dovrà guarire non solo fisicamente – dice il sacerdote – ma anche psicologicamente».

Aulnay-sous-Bois – racconta padre Erche – conta 90mila abitanti. È un sobborgo parigino multietnico con a nord abitazioni concentrate e molti appartamenti. «All’inizio i fatti erano confusi. C’era stupore. Non si capiva esattamente cosa fosse successo e come fosse stato possibile. Poi è arrivata la verità». E con la verità gli scontri sono cominciati subito. «Il rischio che la violenza dilaghi c’è», racconta il parroco. «Ci sono giovani che qui vivono nella violenza quotidiana ma – aggiunge subito – le famiglie non vogliono che il quartiere sprofondi nella violenza». Ne è una prova il fatto che lunedì pomeriggio c’è stata una marcia di solidarietà a Theo, durante la quale è stato lanciato un appello a non cedere alla violenza.

La gente a Aulnay-sous-Bois è scioccata per quello che è successo e lo manifesta in diversi modi. «I giovani lo fanno in maniera violenta», ma «c’è anche chi pur provando rabbia è consapevole che non si può generalizzare: ci sono stati poliziotti che hanno sbagliato, non sono stati all’altezza del loro compito e del loro lavoro. Ma non bisogna dire che tutta la polizia è così». È quindi molto importante quanto ha promesso il presidente Hollande a Theo e cioè che «la giustizia andrà fino in fondo».

«È importante – concorda père Erche – dire no alla violenza e sì alla giustizia, ma anche non cedere al male. Il bene è sempre possibile». L’appello fatto alle telecamere dalla madre e dalla sorella di Theo perché non si aggiunga violenza alla violenza è il «volto buono di questo quartiere. Avrebbero potuto chiedere vendetta, ma hanno capito che non era il caso. E nonostante il dolore, la pena e certamente la rabbia per quello che è successo a Theo, hanno chiesto di fermare ogni violenza». (M. Chiara Biagioni)

8 febbraio 2017