Vinicio Capossela, cantautore de “Le canzoni della cupa”

Parte il 28 giugno, dalla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica il tour “Polvere” per presentare il nuovo album

Parte il 28 giugno, dalla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica il tour “Polvere” per presentare il nuovo album

Un viaggio nelle tradizioni dell’Alta Irpinia, alla scoperta dei personaggi che popolano i campi rurali, protagonisti di un patrimonio orale di storie, proverbi, sonetti e versi mai scritti di quelle terre (il paese di Calitri e dintorni, in particolare). Vinicio Capossela, con il nuovo album “Canzoni della cupa”, diviso in due capitoli, “Polvere” e “Ombra”, il primo registrato in buona parte nel 2003, il secondo tra il 2014 e il 2015, ci porta nella terra paterna, già messa in scena con suo libro e il film “Il Paese dei Coppoloni” e con il suo festival Sponz Fest.

“Geografia dell’anima” la definisce l’autore. Il repertorio è quello di un sud contaminato (nel senso culturale), tra la provincia di Avellino e i confini con la provincia di Potenza, incuneato fra tre regioni: la Campania, la Basilicata, le Puglie. E solo uno come Capossela, radicatissimo alle origini ma con i natali ad Hannover, poteva attingervi e farne musica che piacesse al pubblico di oggi: quel folk revival per orecchie urbane stanche dei ritmi elettronici.

In tutti questi suoni ancestrali, emerge la
voce di Capossela, non cupa, ma certo non imbellettata dalla tecnologia di uno studio di registrazione. Una voce che appartiene al personaggio, perfettamente consona alle scene raccontate. Un cantautore ante litteram, che non scrive come gli autori di oggi, né nello stile né nei contenuti, ma che fa poesia popolare nel senso più alto e puro, lasciandosi ispirare per questo nuovo lavoro, dal menestrello pugliese Matteo Salvatore e rielaborando la tradizione con il risultato di «canzoni che mi hanno dato calore e radice, paura e conforto», dichiara Capossela.

Ed ecco “Canzoni della cupa”, il nuovo album uscito lo scorso 6 maggio, su cui l’autore, originale anche nella promozione dei suoi dischi, ha lavorato per 13 anni e che arriva a 5 anni di distanza dal suo ultimo disco di inediti. Titolo presto spiegato dallo stesso Capossela: «Ognuno di questi paesi ha una contrada detta Cupa, un lato meno battuto dal sole dove l’immaginario e l’inconscio hanno ubicato le Leggende, e un lato riarso sul dorso della terra, un lato chiarito dall’ordine del Lavoro. Un lato di polvere e sudore».

L’album è composto da due lati, Polvere e Ombra, che potremo ascoltare in due distinti tour: il primo, estivo, che parte il 28 giugno dalla Cavea dell’Auditorium di Roma, e il secondo autunnale. «Le canzoni che affondano nei solchi di questo doppio disco sono canzoni forti e contorte come le radici – dichiara Capossela a proposito di questo nuovo tour – Il concerto che ne ricaveremo sarà un concerto radicale. Radicale nei timbri, nel repertorio e nella formazione. Doppio è il disco e doppio il concerto. All’aria aperta, nella stagione calda, il concerto denominato “Polvere”. Nel chiuso dei teatri, nell’autunno, il concerto denominato “Ombra”. La sostanza della Polvere sarà di timbri forti, marcati e netti che uniscano in forma di quadri, anzi di stasimi, come nella tragedia greca, i blocchi di cui è costituita la materia emotiva del concerto: e cioè l’ancestrale, l’arcaico, il folk, la serenata, la ballata, la frontiera, la fiesta y feria, e la mitologia».

Al disco hanno preso parte diversi artisti, in un ideale raccordo tra due mondi, quello che racconta la grande frontiera, incarnato da prsonaggi come Flaco Jimenez, Calexico, Howe Gelb e Los Lobos, e quello rappresentato da voci e strumenti espressione della migliore musica popolare italiana, come Giovanna Marini, Enza Pagliara, Antonio Infantino, la Banda della Posta, Francesco Loccisano, Giovannangelo De Gennaro, senza dimenticare altri straordinari musicisti come Victor Herrero, Los Mariachi Mezcal, Labis Xilouris, Albert Mihai e tanti ancora.

In questo periodo è in rotazione
radiofonica “La Padrona Mia”, secondo singolo estratto dal disco dopo “Il Pumminale”, un omaggio alla «padrona del mio cuore, ma anche signora della massaria, che sempre troneggia nella sua femminilità inaccessibile e dirompente», accompagnato da un video-documentario con filmati di repertorio provenienti da Home Movies e dall’Istituto Luce che celebra la figura della donna in diverse epoche: le contadine con i fasci di grano, la trebbiatura, la massaria, una donna che scende lungo una mulattiera, i giochi durante la vendemmia e le gite sui monti e nei boschi.

 

3 giugno 2016