Vincent Lambert, Santa Sede: «Dio è l’unico padrone della vita»

Il portavoce vaticano Gisotti ricorda le parole del Papa su questa «dolorosa vicenda». Pontificia Accademia per la vita: «Sconfitta per la nostra umanità»

Poche parole, per dire che «abbiamo accolto con dolore la notizia della morte di Vincent Lambert. Preghiamo affinché il Signore lo accolga nella sua Casa ed esprimiamo vicinanza ai suoi cari e a quanti, fino all’ultimo, si sono impegnati ad assisterlo con amore e dedizione». A pronunciarle, il direttore ad interim della Sala stampa vaticana Alessandro Gisotti, che ha scelto di ricordare e ribadire quanto detto dal Santo Padre, intervenendo «su questa dolorosa vicenda: Dio è l’unico padrone della vita dall’inizio alla fine naturale ed è nostro dovere custodirla sempre e non cedere alla cultura dello scarto».

Dalla Pontificia Accademia per la vita, in un commento affidato a Twitter parlano di «una sconfitta per la nostra umanità», assicurando la preghiera per la famiglia, per i medici e «per tutte le persone coinvolte in questa vicenda», arrivata all’epilogo 10 giorni dopo la decisione di sospendere per Vincent idratazione e nutrizione artificiale, avviando così un protocollo terminale.

«Di fronte alla morte di un uomo resta il raccoglimento, la preghiera e la carità di condividere il dolore con chi piange un proprio caro o amico che non è più visibilmente presente. Ci stringiamo con rispetto e affetto attorno alla famiglia Lambert e alla grande famiglia della Chiesa francese di cui Vincent è un figlio amato», commenta dalla Pontificia Accademia per la vita don Roberto Colombo, che è anche docente alla facoltà di Medicina e Chirurgia della Cattolica. Quando però la morte non è naturale ma «intenzionalmente provocata da mano d’uomo», osserva, allora «non si può tacere. Non si deve tacere né mettere a tacere la nostra coscienza. E bisogna dire a voce alta: questo non è giusto». Lambert infatti «non è morto questa mattina a causa della sua malattia. Un giorno, non sappiamo quale, la patologia muscolare e cerebrale da cui era affetto avrebbe posto fine alla sua vita terrena. Ma fino all’inizio del protocollo eutanasico, dieci giorni fa, era clinicamente stabile e niente affatto in fin di vita».

Quello che ha condotto Vincent alla morte, sottolinea il sacerdote, è stata «la privazione di idratazione e nutrizione, applicata in sedazione profonda del paziente» e «tutto questo è clinicamente evidente non solo per i medici specialisti ma a tutti: sia a quelli che hanno voluto e praticato l’eutanasia omissiva, ritenendola nell’interesse di Vincent e di alcuni membri della famiglia, sia ai medici che si sono detti contrari a questo atto, considerandolo inaccettabile professionalmente ed eticamente». Quindi il docente ricostruisce la storia di un dialogo «cercato, perseguito con tenacia e a ogni livello in questi anni» tra i medici e la famiglia e tra questi due soggetti e la magistratura francese. «Ma ha prevalso la cultura dello scarto e della morte su quella dell’accoglienza e della vita. Quando si ergono muri che fermano il cammino della vita di un disabile, quando si impedisce l’accesso di un malato al porto sicuro delle cure fisiologiche essenziali e inalienabili per tutti, il dialogo si interrompe e non resta che denunciare con forza la violenza disumana dell’eutanasia, anche quella che si presenta con il volto falsamente pietoso della sospensione di idratazione e nutrizione sotto sedazione – conclude Colombo -. Non vi sono ragioni cliniche incomprensibili od oscure dietro a questa morte: è un atto non degno della medicina e umanamente aberrante».

11 luglio 2019