Villaggio per la Terra, al centro lo sport

La manifestazione, ideata da Earth Day Italia e realizzata con i Focolari di Roma, si conclude lunedì 29 aprile. L’incontro sul tema “Pace-Conflitto e rispetto”

A guidare le attività della giornata di apertura, giovedì 25 aprile, del Villaggio per la Terra, la manifestazione ideata da Earth Day Italia in programma fino al pomeriggio di oggi, 29 aprile, a Villa Borghese, è stato lo sport quale strumento di educazione all’inclusione sociale e culturale. In particolare nel pomeriggio della prima giornata ha avuto luogo un incontro di riflessione sul tema
“Peace-Conflitto e rispetto”, organizzato in collaborazione con il Pontificio Consiglio della cultura, il Cortile dei Gentili e la rete mondiale di sportivi “Sportmeet“. Tanti i relatori intervenuti ma una la convinzione di base condivisa: per favorire lo sviluppo di una società capace di rispetto e integrazione è necessario ripartire dall’educazione dei più piccoli.

«Lo sport educa a un grandissimo senso di civiltà – ha detto in apertura del dibattito Paolo Cipolli, presidente di Spoortmeet – e per questo è un patrimonio comune imprescindibile da trasferire ai più giovani perché fortifica non solo fisicamente ma anche umanamente e caratterialmente, facendo crescere nel rispetto e riconoscendo nell’altro non un nemico ma un avversario verso il quale si può essere solidali». A questi stessi obiettivi mira pure il progetto Novis-no violence in sport: «Proponiamo attività nella scuole – ha spiegato il responsabile Giulio Bencini – per prevenire, soprattutto sui campi da calcio, la violenza fisica e verbale che si accompagna a quella psicologia, più sottile, e che interessa già le società giovanili». Negli istituti scolastici incontra i più giovani anche Andrea Lorentini, figlio di una delle vittime della strage dell’Heysel del 1985: «Con la nostra associazione, per dare senso alla memoria di quei morti innocenti a Bruxelles – ha detto -, investiamo sui giovani facendo una lezione particolare di educazione civica sportiva: crediamo che lo sport sia veicolo di valori e possa educare alla convivenza».

Anche per padre Laurent Mazas, direttore esecutivo del Cortile dei Gentili e referente del progetto #BeAlive, «è importante portare ai più giovani i valori dello sport, come il sacrificio e lo spirito di squadra, per un’educazione integrale della persona» mentre secondo Andrea Abodi, presidente dell’Istituto per il credito sportivo, «va ripristinato l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole».

 

 

 

 

 

Al confronto hanno preso parte anche alcuni sportivi: l’ex schermitrice Valentina Vezzali ha evidenziato come «lo sport non è fatto solo dagli atleti ma anche dai maestri, dai coach e dai genitori» mentre Giuseppe Abbagnale, presidente della Federazione italiana canottaggio, ha condannato «la furbizia che tende spesso a sovrastare il rispetto delle regole, nello sport come nella
vita». Hanno portato la loro testimonianza anche l’atleta paralimpica Giusy Versace, che ha evidenziato come «lo sport insegna il rigore e il rispetto per se stessi, per gli altri e per la vita», e l’ex rugbista Andrea Lo Cicero, che ha sottolineato «l’importanza dell’etica nello sport». Affidate al vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, le conclusioni: «Gesù ci insegna che, come nello sport – ha affermato -, si può e si deve credere nell’impossibile dopo avere fatto tutto il possibile: nel nostro dna abbiamo, in quanto figli di Dio, la possibilità di sfidare l’impossibile».

29 aprile 2019