Villa Glori, nel 1989 l’offensiva contro la Caritas

L’articolo di Roma Sette che raccontava la polemica sulla casa famiglia per malati di Aids aperta nel parco romano. «Ignoranza, interessi e tante chiacchiere»

In nome dell’ecologia, talvolta, non si conducono giuste battaglie. è il caso dell’offensiva dell’associazione Villa Glori ai danni della casa-famiglia della Caritas. La tattica scelta è quella del logoramento. Il tentativo è quello di far sì che saltino i nervi degli assediati. Dopo il ricorso al Tar, di cui s’attende l’esito basato sul presupposto che la struttura posta nell’ex colonia Marchiafava sia un «ospedale da campo» quando invece altro non è che una civile abitazione (e non sono in pochi ad abitare nei parchi di Roma, anche in sedi privilegiate, ereditate dall’epoca littoria), sono venuti i blocchi stradali improvvisati all’ingresso della Villa, gli interventi di autorevoli «pariolini», sulle pagine dei quotidiani, le minacce. Azioni di disturbo che rendono più difficile la vita dei quattro (non nove) malati e di chi deve passare con loro parte della giornata. Azioni di disturbo in stile «euclideo» doc.

«Sono in molti a riferire – dice monsignor Luigi Di Liegro, direttore della Caritas Diocesana – che i signori del Ritz sono ormai i “sindaci” dei Parioli. Nulla si muove senza che loro lo vogliano. E non mi è difficile sospettare che dietro tutto questo accanimento si celi qualche strano interesse di tipo immobiliare, nella Villa o nei dintorni. Magari nell’area abbandonata posta subito dietro la nostra casa, che, comunque, è sempre di proprietà comunale. Del resto niente di quanto l’associazione aveva preconizzato si è poi verificato. Anzi, la gente continua a frequentare regolarmente il parco, compreso il vice-presidente Dario Pica con i suoi due cani».

è lo stesso Pica a sostenere le molte ragioni dell’associazione Villa Glori, innanzitutto sui permessi concessi dall’assessore all’Ambiente, Gabriele Alciati, sei in tutto, agli operatori Caritas che accedono in auto al parco: «è un via vai di automobili. Chi potrebbe essere poi responsabile di eventuali incidenti? Comunque se il Comune riaprisse un viottolo che parte dal Villaggio Olimpico, oggi sepolto sotto una coltre di sterpi, si otterrebbe il risultato di sperare il comparto». E subito avanza una proposta: «Perché – si chiede Pica – non trasferire il centro nella villa di piazza delle Muse? La struttura è in muratura, ben più adatta allo scopo. Ed è sempre nel quartiere parioli, a dimostrazione del fatto che non c’è alcuna prevenzione da parte nostra». Appunto. L’importante è che i malati sloggino da Villa Glori, sulla quale, come dice qualcuno, c’è chi avrebbe mira di ‘maneggio’. Nel senso equestre del termine. Non è un mistero che Fausto Puccini, proprietario dell’hotel Ritz, è stato ottimo cavallerizzo nei primi anni sessanta ed ha conservato l’antica passione. Il piccolo spazio per i pony, nella Villa, sarebbe suo ed anche l’attigua scuola d’equitazione (Fise-SS lazio) non gli sarebbe estranea. Oltretutto i cavalli, noleggiati per passeggiate ecologiche, già trotterellano nei viali di Villa Glori. Che l’iniziativa Caritas abbia rotto le uova nel paniere?

Un piccolo «giallo» sul quale potrebbe indagare l’esperto Corrado Augias, che, invece, sulle pagine di «Repubblica», si limita a riportare le tesi dei signori del Ritz, condite da grossolane inesattezze. Primo: i malati di Aids, a Roma, e per fortuna, non sono 5 mila. Tanti sono semmai i sieropositivi nel Lazio. ma che parla a fare il dottor Carlo Perucci direttore dell’Osservatorio Epidemiologico del Lazio? Secondo: la casa dell’ex Marchiafava non è affatto l’unica di Roma. è l’unica concessa in uno spazio comunale. Altre sono già operanti, alcune della Caritas (leggi Campo de’ Fiori, dove interessi non ce ne sono, dal momento che fioccano regali anziché ricorsi, e si tratta di un’Ipab), altre di congregazioni religiose. Dunque lo «schiaffo» all’amministrazione comunale, stavolta peraltro meno «inetta» del solito, è già stato dato. Terzo: quando un paese può dirsi moderno? è pur vero che altre firme insigni di «Repubblica» definiscono «premoderno» chi non si genuflette al cospetto dei capital gains, però…

A proposito di amministrazione comunale. Ecco la risposta dell’assessore Alciati al telegramma indignato dell’associazione dopo la concessione dei permessi: «Credo che intorno a questa vicenda si sia creato un clima di insinuazione e di scandalo che ora cominciano a disturbarmi. Ribadisco che per me quella della Caritas è un’iniziativa benemerita. E anche se l’idea di mettere un centro di malati in un parco pubblico mi sembra aberrante, da quando mi è stato chiesto ho fatto tutto ciò che potevo per migliorare le condizioni del verde, disponendo l’installazione di alcune panchine e una potatura che dovrebbe essere competenza della circoscrizione, come accade per tutte le aree scolastiche. Anche se con qualche ritardo, i mezzi sono quelli che sono, realizzeremo questi interventi». Infine, sulle illazioni circa i presunti “guadagni” della Caritas: «Ma quali introiti? Le sovvenzioni del Comune coprono un terzo delle spese – risponde mons. Di Liegro – e lo stesso arrendamento lo abbiamo acquistato a spese nostre». A quando le prossime mosse? (di Alberto Annicchiarico)

12 febbraio 1989