“Vigna di Rachele”, sostegno per chi ha abortito

L’impegno dell’apostolato rivolto ad accompagnare la sofferenza di chi ha vissuto quest’esperienza. In programma un ritiro spirituale nel mese di luglio

Trae il suo nome da alcuni versetti del capitolo 31 del libro di Geremia l’apostolato internazionale “La vigna di Rachele”, che offre un sostegno psico-spirituale per accompagnare la sofferenza di chi ha vissuto l’esperienza dell’aborto volontario o terapeutico. «Così come Rachele nel passo della Scrittura piange i suoi figli senza trovare né accettare consolazione – spiega Viviana, una delle referenti del progetto -, anche tante persone non sanno perdonarsi e hanno bisogno di trovare un accompagnamento nel loro percorso di elaborazione della perdita di uno o più figli».

monika rodman montanaro, vigna di rachele
Monika Rodman Montanaro

Nato nel 1984 negli Stati Uniti, l’apostolato è attivo in più di 40 Paesi nel mondo, in Italia dal 2010. «Offre l’opportunità di esaminare l’esperienza di aborto e di identificare il modo in cui questa perdita ha influito e influisce sul proprio vissuto – chiosa la responsabile per l’Italia Monika Rodman Montanaro -, aiutando a trovare un significato in ciò che è accaduto, permettendo a Dio di trasformare l’esperienza dolorosa in speranza, liberazione e pace». In particolare, “La vigna di Rachele” organizza durante tutto l’anno dei ritiri spirituali aperti a coppie, madri, padri e familiari di bambini abortiti ma anche a personale sanitario e sacerdoti. Il prossimo è in programma dal 12 al 14 luglio a Bologna. «Le tre giornate – dice Rodman Montanaro – sono guidate da un sacerdote, una psicologa e da alcune donne che hanno compiuto il proprio percorso di guarigione interiore dopo l’esperienza dell’aborto». Prevedono la condivisione delle storie personali, momenti di meditazione, la lettura delle Scritture, la celebrazione del sacramento della riconciliazione e una funzione commemorativa. Più di tutto, «i partecipanti fanno esperienza dell’amore incondizionato di Dio – sottolinea Viviana -: si comincia di venerdì, il giorno della sofferenza e della morte sulla croce e si conclude la domenica, memoria della resurrezione».

Un ambiente «sentito come protetto e compassionevole – aggiunge la responsabile italiana del progetto -, al centro del quale viene posto il Signore, rende capaci di guardare con occhi nuovi la propria esperienza». L’incontro è progettato per facilitare «l’espressione di emozioni come la rabbia o la vergogna, strettamente collegate a questo particolare vissuto, per liberarle» in vista poi di «un percorso di recupero, di riconciliazione e di vera rinascita». In questi anni di attività gli organizzatori hanno constatato che «chi ha interrotto una o più gravidanze cerca aiuto solo diverso tempo dopo, a volte anche decenni»; ecco allora l’importanza di offrire «una dimensione compassionevole che dà la forza per rivedere l’esperienza traumatica alla luce della misericordia di Dio». Lutto e dolore «sono pietre miliari necessarie e inevitabili per la vita di ognuno ma devono essere superate – conclude Rodman Monatanaro – e alla fine del processo di guarigione interiore e di accettazione che il ritiro mira ad innescare, la rinascita apre alla speranza nel futuro, con la conquistata consapevolezza che siamo creature limitate ma che Dio ci conosce e ci ama nonostante le nostre innumerevoli debolezze e i nostri errori».

Per informazioni e iscrizioni: www.vignadirachele.org.

1° luglio 2019