“Vietato morire”, Ermal Meta e le violenze sull’infanzia

Il brano del cantautore di origine albanese raggiunse il terzo posto nel 2017 al Festival di Sanremo

La notizia è sconvolgente. Protagonista un 48enne che si nascondeva sotto il profilo di Giulia, una inesistente ragazzina, minacciosa, che è riuscito ad entrare in contatto con tre ragazzine per poi abusarne. La sua perversa strategia? L’utilizzo di una chat istantanea. E la paura delle vittime che hanno mantenuto il terribile segreto per anni. Dal falso profilo ordinava alle tre di recarsi a casa sua e abusava delle giovani, filmando tutto. Poi un errore, l’inserimento di alcune foto hard di una delle tre vittime su un profilo Instagram, la scoperta di una coetanea e la denuncia di una insegnante. I genitori non si sarebbero accorti di nulla fino alla fine. Ora c’è da affrontare il “dopo” per le ragazzine vittime dell’orco, con il sostegno e la vicinanza di fronte a un trauma indicibile.

Spesso le violenze sull’infanzia avvengono però tra le mura domestiche. Secondo un rapporto diffuso nel 2018, addirittura tra il 60% e il 70% dei bambini di età compresa fra i 2 e i 14 anni ha vissuto episodi di violenza dentro le mura domestiche. Un dato drammatico.

C’è una canzone recente che racconta questi traumi in modo diretto e che milioni di italiani hanno potuto ascoltare due anni fa dal palco dell’Ariston al Festival di Sanremo. È “Vietato morire”, cantata da Ermal Meta, che con questo brano lontano dal cliché dello “stile Sanremo” ha conquistato il terzo posto. Tratta dall’album omonimo, è una sorta di seguito del singolo “Lettera a mio padre”, del 2014, con cui Meta descriveva il rapporto conflittuale con un padre violento.

“Vietato morire” ha dato notorietà al cantautore di origine albanese, che l’anno successivo, in coppia con Fabrizio Moro, ha trionfato a Sanremo con “Non mi avete fatto niente”, dedicato al terrorismo e nato dopo l’attentato di Manchester. Il brano sulla violenza domestica tocca da vicino la vita di Meta che, in Italia dall’età di 13 anni, ha raccontato pubblicamente della sua infanzia difficile e in particolare del rapporto conflittuale con il padre.

«Ricordo il primo giorno di scuola / 29 bambini e la maestra Margherita / Tutti mi chiedevano in coro / Come mai avessi un occhio nero… E la paura frantumava i pensieri / Che alle ossa ci pensavano gli altri / E la fatica che hai dovuto fare / Da un libro di odio ad insegnarmi l’amore…. Cambia le tue stelle, se ci provi riuscirai / E ricorda che l’amore non colpisce in faccia mai…».

«Lo sai che una ferita si chiude e dentro non si vede / Che cosa ti aspettavi da grande, non è tardi per ricominciare / E scegli una strada diversa e ricorda che l’amore non è violenza / Ricorda di disobbedire e ricorda che è vietato morire, vietato morire…

25 giugno 2019