Viaggi a Lourdes, più “Via crucis” che pellegrinaggi

Il Cnpi (Coordinamento nazionale pellegrinaggi italiani) denuncia carenze e disservizi da parte delle ferrovie, francesi e italiane. E lancia l’allarme per la possibile soppressione dei treni verso il santuario mariano

Tempi di viaggio «paurosi» (anche 10 ore più del previsto). Fermate per ore e ore in stazioni secondarie o in piena campagna transalpina, sotto il sole cocente. Treni bloccati alla frontiera e rispediti indietro a motivo degli scioperi, «senza alcun rispetto delle persone che viaggiavano». Il tutto a fronte di un aumento costante delle tariffe del biglietto. Il viaggio in treno verso Lourdes è ormai una vera e propria “Via crucis”: questa la denuncia che arriva dal Coordinamento nazionale pellegrinaggi italiani (Cnpi). I treni speciali per il santuario mariano «sono ormai considerati dalle ferrovie francesi meno dei carri merci».

Come se non bastasse, nei giorni scorsi hanno iniziato a circolare notizie – «successivamente smentite» – riguardo alla soppressione del servizio di treni speciali per Lourdes per destinare quei convogli al potenziamento della rete dei pendolari della Lombardia. Questi fatti «ci hanno allarmato e una volta di più intendiamo denunciare la situazione gravissima che da anni tutte le associazioni che organizzano pellegrinaggi a Lourdes stanno subendo e devono vivere. O meglio, devono vivere i più deboli, i malati», affermano dal Coordinamento. È su di loro infatti che pesano i disagi: «Persone sofferenti, spesso allettate, che escono una volta all’anno dai loro Istituti e case e che sono costrette a vivere un autentico calvario. Persone – si legge in una nota diffusa dal Cnpi – che desiderano per un anno intero di partecipare come protagonisti a un pellegrinaggio a Lourdes, e che vengono considerati meno di oggetti o cose inanimate da trasportare».

Per colpa dei disservizi delle ferrovie francesi, chi può utilizza l’aereo. Eppure, la via ferrata resta ancora «l’unico mezzo possibile per accompagnare alcuni malati, con situazioni di malattia grave: disabilità fisiche, Sla, respirazione artificiale. Ci meravigliamo – è la denuncia – come in questi anni le Ferrovie francesi abbiano compiuto e compiano una continua azione di scoraggiamento di questi viaggi. Prima erano lavori di ammodernamento della rete. Oggi le spiegazioni non vengano neanche più fornite». Il rischio, avvertono, è che anche Ferrovie italiane si accodi alla linea del taglio di questo servizio. «Come commissione Trasporti e commissione Ammalati del Coordinamento nazionale pellegrinaggi italiani ribadiamo che il ritorno almeno a tempi di percorrenza umani, come lo erano sino agli inizi degli anni duemila, porterebbe a una decisa ripresa dell’uso del servizio da parte di varie organizzazioni presenti e rappresentate dal Cnpi».

La richiesta alle autorità politiche e istituzionali è di «intervenire perché questo servizio non venga soppresso, perché la libera circolazione delle persone, sane o ammalate che siano, autentico pilastro della nostra Unione europea, venga realmente rispettato e fatto rispettare a favore dei più deboli». Non si tratta, evidenziano dal Coordinamento, di una questione «semplicemente religiosa»: è questione di «rispetto dei diritti umani, diritti che la Francia ha insegnato al mondo ma che le proprie Ferrovie stentano a ricordare quando devono fornire un servizio a favore dei malati».

Lourdes è «l’unico santuario mariano dedicato ai malati e alle persone con maggiori difficoltà». Il rischio denunciato dal Cnpi è che «rischierà di morire o perdere la sua valenza se molti malati non potranno più raggiungerlo o se addirittura le organizzazioni saranno obbligate a selezionare, a scegliere il tipo di malato che si può portare a Lourdes. Questo – osservano i responsabili del Coordinamento – dovrebbe essere motivo di riflessione sia da parte dei vettori ma anche dei responsabili del santuario di Lourdes». L’auspicio è che «questa stagione di pellegrinaggi da poco conclusa sia l’ultima di una serie drammatica e che dal prossimo anno 2019 si possa tornare a una situazione di piena normalità. Per tutti. Nessuno escluso».

4 ottobre 2018