Via Pietro Barbieri eroe della Resistenza

L’inaugurazione della “strada”, il 25 aprile 1977, dedicata al sacerdote che collaborò nella lotta al nazismo

È tutto fuorché una strada quella che dal 25 aprile scorso è stata denominata “Via Pietro Barbieri”. È piuttosto un corridoio tra il verde d’un piccolo parco che congiunge via Vittorio E. Orlando a via Cernaia. Su quello spiazzo, assordato dal passaggio continuo del traffico antimeridiano, si è raccolto, dopo la cerimonia officiata dal Cardinale Vicario, Ugo Poletti, a S. Maria degli Angeli, il piccolo gruppo dei parenti, dei paesani, degli amici, dei beneficiati dell’eroe della resistenza, Mons. Barbieri.

Parlava l’on. Giuseppe Pella. Ne profilava le qualità umane e sacerdotali. Diceva: “Questa celebrazione è inserita nella manifestazione nazionale del 25 aprile, nella ricorrenza di una libertà riconquistata”. “Bene ha fatto l’Amministrazione civica di Roma, pur avendo scelte ideologicamente diverse, a dedicare questa strada a un sacerdote della libertà. Via Cernaia 14, ex convento dei PP. Maristi, era la sede dove Mons. Barbieri organizzò e diresse la centrale della resistenza. Tutti i perseguitati trovarono in lui accoglienza e conforto. È giusto che la Patria lo onori e le onori dall’uno all’altro estremo dell’orizzonte ideologico e politico: da Togliatti, a Nenni, a De Gasperi, a Facchinetti, a Sforza, a tanti, tanti altri. Io stesso, continuava l’on. Pella, disceso la prima volta a Roma per la mia, ahimè, lunga vita parlamentare, da lui presentato, una sera, a Palmiro Togliatti”.

monsignor pietro barbieri“Nota fondamentale di Mons. Barbieri, diceva in sintesi il commosso oratore, era l’amore all’Italia libera democratica e cristiana”. Cristiana: “si parla spesso di un Tevere più largo: ma ancora una volta mi permetto di ricordare che più stabile e potente dev’essere il ponte che congiunge le due rive”. L’on. Pella ricordava come Mons. Barbieri fosse largo di conforto e di consigli a quanti gli erano vicino: “Al servizio della rinata democrazia, egli era veramente eclettico nell’arte di riunire tante persone e di così diverse tendenze. Ricordo che una sera dell’aprile 1948, in una riunione, alla vigilia dell’elezione del Capo dello Stato, vi erano molti amici, fra cui ben quattro di essi – c’era fra loro anche il futuro, primo eletto – erano candidati alla suprema magistratura”.

Nella celebrazione liturgica, presenti anche il Presidente del Consiglio, on. Andreotti, e rappresentanze del Comune e della cittadinanza di Roma, la sorella Eulalia, sua grande collaboratrice, sacerdoti e fedeli ed amici di Pieve del Cairo (Lomellina), dove Mons. Barbieri ha creato il suo Centro sociale ‘la cittadella’, che il Card. Vicario ha definito ‘un modello’, “un esempio di quel meraviglioso programma che l’episcopato italiano ha proposto in questi giorni, alla Chiesa d’Italia: evangelizzazione e promozione umana”. Il Card. Poletti aveva fatto dello stesso benemerito Sacerdote uno splendido profilo, mettendone in risalto un autentico, anche se singolare amore al Cristo, al Vangelo, alla Chiesa, all’uomo: nell’uomo egli ha amato le caratteristiche migliori quali la libertà, la giustizia, la sincerità e l’onestà. Questo gli aveva dato il genio dei suoi larghi contatti umani con le persone più diverse: “Oggi, diceva il Card. Poletti, ci pare quasi impossibile che un prete, un semplice prete, convinto, intelligente, però sempre disponibile, sia stato al centro di organizzazioni miranti alla libertà, alla affermazione della giustizia in Italia. Alcuni ancora ne sono testimoni; altri lo hanno già dimenticato; però se lo ricorda sempre il Signore”.

Il Cardinale Poletti terminava con queste parole: “Ora il ricordo di Mons. Barbieri si inserisce nel ricordo liturgico di s. Marco e nella celebrazione italiana. Liberazione: stupenda parola, purché sia compresa nel senso giusto. Liberazione da ogni male che mortifica e rende schiavo l’uomo nella sua dignità; dignità che è pienamente rispettata soltanto quando se ne rispetta la dimensione spirituale, che lo fa figlio di Dio. Ricordiamo allora Mons. Barbieri, sacerdote della Lomellina che è diventato sacerdote romano, perché a Roma ha assunto quella dimensione di libertà e di disponibilità, di immediatezza e di generosità, di rispetto e di servizio ai fratelli che è caratteristica di questa Città, anche se, oggi, da forze esterne, da forze che vengono da non si sa dove, viene presa di mira e strumentalizzata per dare rilievo a turbamenti profondi.

Noi crediamo invece che a dignità dell’uomo e la libertà di tutti gli uomini e la nobiltà di un popolo, si arricchisce e si sublima nella dimensione spirituale e religiosa. Nella memoria di Mons. Pietro Barbieri, mentre preghiamo soprattutto per la nostra Città di Roma”. (E. V.)

1 maggio 1977