Via libera nella notte al ddl Autonomia

È legge il provvedimento licenziato dalla Camera con 172 sì, 99 voti contrari e 1 astenuto. La premier Meloni su X: «Un passo avanti per costruire un’Italia più forte e più giusta»

Dopo la prima lettura in Senato nel gennaio scorso, la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva, dopo una lunga maratona notturna, il disegno di legge sull’Autonomia. Con 172 voti favorevoli, 99 contrari e 1 astenuto, il provvedimento – chiamato con il nome del ministro leghista Calderoli – è legge.

«Più autonomia, più coesione, più sussidiarietà. Ecco i tre cardini del disegno di legge sull’autonomia differenziata approvato alla Camera – è il commento della premier Giorgia Meloni su X -. Un passo avanti per costruire un’Italia più forte e più giusta, superare le differenze che esistono oggi tra i diversi territori della nazione e garantire gli stessi livelli qualitativi e quantitativi delle prestazioni sull’intero territorio. Avanti così, nel rispetto degli impegni presi con i cittadini».

In concreto, la legge approvata intende fissare le coordinate e le procedure per dare attuazione al terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione, riformato nel 2001, laddove si prevede la possibilità di attribuire «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» alle Regioni a statuto ordinario che ne facciano richiesta. All’attribuzione si provvede con una legge dello Stato «sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata». Le materie potenzialmente coinvolte sono tutte quelle in cui è prevista legislazione «concorrente» tra Stato e Regioni. Tra le tante, istruzione, tutela della salute, protezione civile, governo del territorio e tanto altro ancora.

All’elenco poi vanno aggiunte tre materie su cui lo Stato ordinariamente detiene l’esclusiva della legislazione: organizzazione della giustizia di pace; norme generali sull’istruzione; tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.

Fatti salvi i riferimenti espliciti ai principi di unità e indivisibilità della Repubblica, le opposizioni vedono nella lege il rischio di una frammentazione istituzionale. Anche per quanto riguarda il versante socio-economico, vengono richiamati nel testo la coesione e il principio solidaristico ma il timore è quello di una sorta di “secessione dei ricchi”, sulla quale il confronto politico si è acceso.

Resta da definire il nodo delle risorse finanziarie, dato che da ciascuna intesa con le Regioni non dovranno derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Il finanziamento delle funzioni statali trasferite infatti dovrà avvenire attraverso una compartecipazione a uno o più tributi erariali maturati nel territorio della Regione. Evitare che questo meccanismo finisca per cristallizzare o accrescere le disuguaglianze esistenti dovrebbe essere lo scopo dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), da assicurare su tutto il territorio nazionale, promuovendo l’esercizio effettivo dei diritti civili e sociali con interventi perequativi anche nelle Regioni che non richiederanno l’autonomia rafforzata e che hanno una minore capacità fiscale per abitante.

«Insieme alle altre opposizioni, ai movimenti e alla società civile, siamo pronti a raccogliere da subito le firme per un referendum che sicuramente boccerà lo “spacca Italia”», dichiarano dal Pd. Netta anche l’opposizione dei deputati del Movimento 5 Stelle, che in Aula, subito dopo l’approvazione del decreto, hanno intonato l’inno di Mameli sventolando i tricolori che in molti avevano al collo.

Su Facebook la reazione del leader Giuseppe Conte. «Sono le 7.39: da ieri e per tutta questa notte stiamo contrastando la maggioranza decisa ad approvare, in questa seduta fiume alla Camera, il disegno di legge Spacca-Italia, che condanna il Sud e le aree più in difficoltà del Paese al peggioramento delle proprie condizioni riguardanti la sanità, l’istruzione, i trasporti – le sue parole -. Continueremo a contrastarli in tutti i modi: in Parlamento e nelle piazze».

Sempre su Facebook «l’emozione» del ministro delle Autonomie Roberto Calderoli, per il quale «l’approvazione di oggi è il coronamento di anni e anni di battaglie politiche della Lega, all’interno delle istituzioni e nelle piazze insieme ai militanti, con un voto che scrive una pagina di storia per tutto il Paese».

19 giugno 2024