Vescovi delle aree interne: «Superare l’ottica del campanile»

Conclusa a Benevento la due giorni che ha visto riuniti circa 30 presuli. L’invito ad «aprirsi alla voce dello Spirito», valorizzando al meglio le risorse a disposizione

Un’esperienza di comunione e sinodalità concreta», di «distesa fraternità». Nel comunicato conclusivo, i presuli descrivono con queste parola la due giorni dell’incontro dei vescovi delle Aree interne, conclusa oggi, 17 luglio. E ricordano le parole di Francesco nel gennaio scorso all’Associazione per la sussidiarietà e la modernizzazione degli enti locali, secondo cui «i piccoli Comuni, soprattutto quelli che fanno parte delle cosiddette aree interne, e che sono la maggior parte, sono spesso trascurati e si trovano in condizione di marginalità. I cittadini che li abitano, una porzione significativa della popolazione, scontano divari importanti in termini di opportunità, e questo resta una fonte di disuguaglianza».

Le Aree interne, nelle parole dei presuli, «costituiscono la parte consistente e fragile di tutto il Paese (nord, centro, sud), pur custodendo esse potenzialità straordinarie. In un tempo in cui la distanza relazionale crea vere e proprie disconnessioni umane e lo spazio, quello verde soprattutto, va rarefacendosi, queste vaste porzioni di territorio, dotate di paesaggio e di un ricco patrimonio storico-artistico ed enogastronomico, dove le relazioni umane sono vissute in modo autentico, si rivelano infatti di una ricchezza sorprendente anche allo sguardo più distratto». Sono i luoghi «che hanno la forza di essere comunità, luoghi dove i legami si rinsaldano e ci si ritrova», scrivono citando il cardinale presidente Cei Matteo Zuppi, per il quale «il centro si capisce dalle periferie».

Terreno fecondo per il futuro potrà essere anche «una nuova pastorale rurale, capace di valorizzare il mondo dei lavoratori della terra». E alla politica i presuli indicano come «compito primario» quello di elaborare, «con il concorso dei corpi intermedi», un piano globale per valorizzare tale risorsa. Importante, rivendicano, «l’incontro avuto con l’Anci, nel quale abbiamo condiviso comuni obiettivi. Peraltro, trascurare la questione delle Aree interne – che attraversa per intero il Paese, da nord a sud – rischia di ledere i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione e di allargare ulteriormente il fossato tra zone ricche e povere, fossato che in molte situazioni è vissuto già all’interno di una stessa regione», evidenziano, auspicando, «con il cardinale presidente, “politiche serie e stabili a sostegno della natalità e della famiglia”», e affermando che «un’idea seria di accoglienza può dare futuro alle Aree interne e anche al nostro Paese».

Nel comunicato si ricorda la riflessione di questi giorni su una pastorale «il più possibile idonea alle Aree interne». A partire dalla «ministerialità che nasce dal battesimo; una ministerialità che coinvolge tutte le membra del Popolo di Dio e la molteplicità delle vocazioni, nella consapevolezza che non possiamo continuare a ripetere stereotipi ormai da tempo superati, ma aprirsi alla voce dello Spirito, che non fa tanto cose nuove, ma fa nuove tutte le cose». Proprio per questo, «è necessario superare l’ottica ristretta del campanile, per aprirci a forme nuove, capaci di valorizzare al meglio le risorse a nostra disposizione. Esprimiamo viva e sincera gratitudine ai sacerdoti e agli operatori pastorali che con generosità lavorano nei territori interni affrontando non poche difficoltà: anche la formazione nei seminari dovrà tener conto di queste problematiche», esortano i presuli.

Ancora, nel comunicato viene ribadito, come già due anni fa, l’impegno «a restare», ad «aiutare i nostri giovani che vogliono restare, cercando di offrire loro solidarietà concreta», e ad «accompagnare quelli che vogliono andare, con la speranza di vederli un giorno tornare arricchiti di competenze ed esperienze nuove. In questi giorni – concludono – abbiamo seminato, certi della Parola di Dio: “Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge” (Gc 5,7). Confidiamo che le nostre comunità siano quel terreno buono che, accogliendo il seme della Parola, la facciano crescere e fruttificare».

17 luglio 2024