Verso il referendum/9. Luciano Violante: un “sì” «per cambiare il Paese»

Per l’ex presidente della Camera la riforma «rende i governi stabili, le decisioni veloci, più garantiti i diritti di cittadini e minoranze parlamentari»

Per l’ex presidente della Camera dei deputati la riforma «rende i governi stabili, le decisioni veloci, più garantiti i diritti di cittadini e minoranze parlamentari»

Il parere di Luciano Violante, già presidente della Camera dei deputati e della Commissione parlamentare antimafia, su una riforma che «rende i governi stabili, le decisioni veloci, più garantiti i diritti di cittadini e minoranze parlamentari». Per Violante con il “nuovo” Senato ci saranno «evidenti vantaggi»: le leggi «saranno più rapide, meno numerose e più chiare perché si ridurranno le mediazioni con i portatori di interessi». La vittoria del No «porterebbe al protrarsi per almeno un decennio dell’attuale situazione, che danneggia i cittadini e favorisce le corporazioni parassitarie le quali non vogliono uno Stato autorevole e capace di decidere». Perché votare sì? «Per cambiare il Paese, in meglio».

Quale è lo stato di salute della nostra Costituzione? Porta ancora bene gli anni che ha o le occorre un restyling?
Alcune parti sono validissime: principi fondamentali, diritti e doveri dei cittadini, garanzie costituzionali, magistratura, presidente della Repubblica. Si tratta di parti sulle quali la riforma non interviene. Più datato è l’ordinamento dei poteri, parlamento, governo, regioni. Non funziona, rende instabili i governi e lente le decisioni. Su questa parte interviene la riforma per rendere i governi stabili, le decisioni veloci, più garantiti i diritti dei cittadini e delle minoranze parlamentari.

Obiettivo della riforma è il superamento del bicameralismo perfetto: occorre davvero? Cosa accadrà all’iter legislativo? Le nostre leggi saranno meno equilibrate?
Siamo l’unico grande Paese europeo con il bicameralismo paritario, che ci rende lenti nel decidere e instabili nel governare. Le leggi saranno più rapide, meno numerose e più chiare perché si ridurranno le mediazioni con i portatori di interessi.

Il Senato “ridotto” farà risparmiare lo Stato e dovrebbe fungere da raccordo tra Stato, Regioni e Comuni. Potrà proporre leggi ed emendamenti ma la Camera non avrà l’obbligo di prendere in considerazioni i suoi rilievi. Di fatto sarà un organo “svuotato” per alcuni aspetti ma per alcuni tipi di legge dovrà votare paritariamente insieme alla Camera. Funzionerà meglio? In che modo “raccorderà” Stato, Regioni e Comuni? Con quali vantaggi?
Il Senato sarà un organo completamente diverso dall’attuale, che è una copia ridotta della Camera. Avrà il controllo delle politiche pubbliche, della pubblica amministrazione e dell’applicazione delle leggi. I senatori, consiglieri regionali e sindaci terranno il rapporto tra la politica nazionale e le politiche regionali e locali. Parteciperà alla grande legislazione, per esempio all’approvazione delle leggi costituzionali. Potrà trattenere le leggi approvate dalla Camera non più di 40 giorni, invece degli attuali 250 giorni d media. I vantaggi sono evidenti.

A proposito del Titolo V: molte materie passerebbero alla competenza esclusiva dello Stato ma su alcune la definizione dei ruoli non è nettissima. Penso alla sanità: le Regioni hanno in capo l’organizzazione dei servizi, uno dei punti dove maggiormente è tangibile, ad esempio, la diseguaglianza tra nord e sud nell’accesso ai servizi. Come valutiamo la riforma dal punto di vista dell’autonomia delle Regioni?
In materia di sanità le disposizioni generali e comuni spettano allo Stato e questo aiuterà a rendere servizi uguali sul territorio nazionale. Io penso che dobbiamo preoccuparci non solo delle Regioni ma soprattutto dei cittadini che vivono nelle regioni. In ogni caso le Regioni che sono in equilibrio di bilancio potranno chiedere e ottenere nuovi importanti poteri.

Il referendum abrogativo prevederà un quorum ridotto mentre per proporre leggi di iniziativa popolare le firme necessarie saranno triplicate, da 50 a 150mila. Da una parte sarà più facile dire “no”, ma dall’altra non si rischia di scoraggiare l’interesse per la politica?
Le 50mila firme erano previste per un paese di 44 milioni di abitanti e potevano essere autenticate solo dal segretario comunale o da un notaio. Oggi siamo più di 60 milioni e inoltre con la riforma le firme possono essere autenticate da un qualsiasi consigliere comunale. In più il Parlamento ha l’obbligo di decidere sulla proposta di iniziativa popolare. Oggi quest’obbligo non c’è. Inoltre è previsto il referendum propositivo per consentire ai cittadini di approvare direttamente una legge senza passare per il parlamento. Le garanzie dei cittadini sono rafforzate nella riforma.

Qualcuno, a proposito dello scenario prospettato da questa riforma, parla di “strapotere” del governo (penso al commissariamento degli enti locali e alla cosiddetta “clausola di supremazia” rispetto alle materie di competenza regionale. Potrebbe essere così?
Il commissariamento dei Comuni non è una disposizione costituzionale, e la clausola di supremazia esiste in tutti i sistemi a forte regionalismo o federali. Il governo è fortemente controllato dal Senato, dove non può porre la fiducia, dalle opposizioni parlamentari che hanno diritti costituzionalmente garantiti e possono ricorrere direttamente alla Corte costituzionale contro leggi elettorali approvate dalla maggioranza, compreso l’Italicum, dal Capo dello Stato che ha più possibilità di rinviare alle Camere le leggi di conversione dei decreti legge. Inoltre sono vietati i decreti legge omnibus, che contengono nello stesso provvedimento norme tra loro del tutto eterogenee.

Soppressione del Cnel: cosa ne pensa?
Sono d’accordo.

Riassumendo: quali sono i lati positivi della Riforma Boschi? Quali invece le criticità e i rischi? Riusciamo a dare un voto?
I lati positivi sono quelli che ho citato. Manca a mio avviso una norma sulla sfiducia costruttiva in base alla quale puoi sfiduciare un governo solo se indichi contestualmente il nome del futuro presidente del Consiglio. Il problema è che il No non ha una proposta perché va da Forza Nuova all’Anpi. Quindi la vittoria del No porterebbe al protrarsi per almeno un decennio dell’attuale situazione, che danneggia i cittadini comuni e favorisce le corporazioni parassitarie le quali non vogliono uno Stato autorevole e capace di decidere.

Perché un elettore dovrebbe votare sì?
Per cambiare il Paese, in meglio.

11 novembre 2016