Verso il Meeting di Rimini, guardando alla storia della Repubblica

“Tu sei un bene per me”: il tema dell’edizione 2016, dal 19 al 25 agosto. Luciano Violante: «È un momento difficile ma di facili non ne ricordo»

“Tu sei un bene per me”: il tema dell’edizione 2016, dal 19 al 25 agosto. Ad aprire i lavori il presidente Mattarella. Luciano Violante: «È un momento difficile ma di facili non ne ricordo»

«I nuovi arrivi dall’Africa e dal Medio Oriente ci obbligano a guardare in faccia queste persone per capire le ragioni del loro movimento forzato» ha affermato con forza monsignor Silvano Maria Tomasi, membro del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e già osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. Ieri, mercoledì 9 giugno, è stata data l’anteprima del Meeting di Rimini per l’Amicizia tra i popoli, in programma dal 19 al 25 agosto. Il tema di quest’anno: “Tu sei un bene per me”. «La capacità di guardare in faccia i problemi – ha detto introducendo la conferenza di presentazione la presidente del meeting Emilia Guarnieri – non chiede buonismo». Oltre a Tomasi sono intervenuti l’ex presidente della camera Luciano Violante, curatore della mostra che verrà aperta a Rimini, “L’incontro con l’altro. Genio della Repubblica (1946-2016)”, e Tosca, protagonista dello spettacolo inaugurale del 19 agosto. «Appartiene alla tradizione del Meeting affidare la comunicazione dei contenuti all’energia suggestiva della bellezza», ha commentato Guarnieri. La grande storia contemporanea si intreccerà alla storia della Repubblica: ad aprire le giornate riminesi, è stato ufficializzato, ci sarà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Tomasi è stato critico verso le “superpotenze”: «Nell’affrontare politicamente il problema della migrazione dobbiamo essere coerenti. Non possiamo lamentarci troppo delle conseguenze della destabilizzazione di alcuni Paesi creata dalle politiche Occidentali e poi non voler essere logici nell’accettarne le conseguenze – ha detto – . Per rimediare ai problemi dobbiamo andare alla radice, e la radice è che l’80% delle risorse umanitarie che la comunità internazionale dà sono usate per rispondere alle esigenze di persone coinvolte in questi conflitti a seguito di queste scelte politiche». L’accusa è contro il commercio delle armi: «Non possiamo investire 1.700 miliardi in armi e poi lamentarci che i conflitti si moltiplicano e creano un flusso enorme di migranti». L’invito è soprattutto ai politici: «Dobbiamo rispondere alla domanda “Che cosa facciamo con loro? Che tipo di società vogliamo?” Le migrazioni, anche quelle forzate come per i rifugiati dalla Siria dall’Afghanistan e dal Sahel, dove si muore di fame per i cambiamenti climatici, ci obbligano a pensare a quale futuro insieme a loro vogliamo costruire. È una sfida estremamente importante, perché questi movimenti di popolazioni hanno la capacità di trasformare le società in cui arrivano».

«Questo è un momento difficile – ha sottolineato Violante -, ma momenti facili non me ne ricordo». La politica interna è complessa come quella estera: «Bisogna tenere insieme società e politica. La res publica si oppone alla res privata. Molti pensano che la Repubblica dipenda dalla Costituzione, invece è il contrario». L’incontro è fondamentale: «Questo continuo incontrarsi e distinguersi è una delle chiavi, con tutte le contraddizioni che questo comporta». La mostra di cui è stato curatore avrà a che fare con tutto questo: «Si connette al tema fondamentale: l’altro che si incontra e che a volte divide. Il 2 giugno del 1946 – ha ricordato poi l’ex presidente della Camera – per la prima volta nella sua storia il popolo italiano decise qualcosa di importante». Violante ha spiegato che non tutti erano a favore della Repubblica, ma parteciparono tutte le fette di popolazione prima escluse. «Quello che dobbiamo cercare di far capire – ha concluso – è che la parte più solida del popolo ha bisogno di qualcuno che lo organizzi, mettendo insieme un ideale di progetto per il futuro, e questo vuol dire “repubblica”».

9 giugno 2016