Venezuela: «Il popolo si è risvegliato»

In una nota congiunta di vescovi, religiosi e laici, la posizione della Chiesa sulla crisi nel Paese. L’invito ad «agire in forma pacifica e attraverso gli strumenti della Costituzione». La giornata di preghiera

«Il popolo venezuelano si è risvegliato». Dopo le marce del 23 gennaio e del 2 febbraio, la Chiesa del Venezuela prende ufficialmente una posizione compatta sulla crisi aperta nel Paese, leggendo in conferenza stampa nella sede della Conferenza episcopale, a Caracas, il 4 febbraio, una comunicato congiunto firmato dai presidenti di Conferenza episcopale venezuelana (Cev), Conferenza dei religiosi e delle religiose (Conver) e Consiglio nazionale dei laici (Cnl) del Venzuela. Il popolo del Venezuela, si legge nel testo, «scende in strada perché desidera con forza un cambiamento nella direzione politica e democratica del Paese». Lo testimoniano proprio le  marce avvenute, segno «della forza e della perseveranza di un popolo che quando è chiamato in causa risponde positivamente di fronte al sogno di un miglior futuro, nel quale la vita non sia permanentemente a rischio ma nel quale piuttosto ci siano opportunità per uno sviluppo umano integrale e per la riattivazione dei valori della pace, della riconciliazione e dell’incontro».

Nel documento si sottolinea  l’esigenza di una transizione verso nuove elezioni. «Sperimentiamo, in tutte le comunità nelle quali prestiamo servizio, e in tutto il contesto nazionale, una situazione dolorosa di ingiustizia e sofferenza per la carenza di ciò che è necessario per una vita degna e produttiva, e per la mancanza di difesa di fronte alla giustizia. Tutto questo ha generato, con determinazione e speranza, la ricerca di un cambiamento politico attraverso un processo di transizione pacifica e trasparente, che porti a elezioni libere e legittime – osservano i firmatari -, per riprendere la direzione della democrazia e giungere al ripristino dello Stato di diritto, alla ricostruzione del tessuto sociale, della produzione economica e della morale nel Paese, nel re-incontro di tutti i venezuelani».

Il percorso di transizione verso le nuove elezioni però deve essere condotto «in forma pacifica e attraverso gli strumenti presenti nella Costituzione nazionale, per evitare maggiori sofferenze e dolori al popolo». Si definisce quindi «moralmente inaccettabile» la «crescente repressione per motivi politici», così come «la violazione dei diritti umani e le detenzioni arbitrarie e selettive. Come cittadini e servitori delle comunità – scrivono i firmatari del documento -, pretendiamo che gli organismi di sicurezza dello Stato non continuino a reprimere i loro fratelli venezuelani e assumano la sincera responsabilità di proteggere il popolo in ogni circostanza, soprattutto quando esercita il diritto della protesta pacifica». Ancora, con particolare forza viene chiesta alle autorità competenti la liberazione dei detenuti minorenni, per non «cadere in contraddizione con le stesse leggi che dicono di rispettare». Viene espressa poi gratitudine «agli attivisti che difendono e promuovono i diritti umani nei momenti di crisi e tensione nel Paese, per il servizio che svolgono nonostante i rischi». Anche per loro viene chiesta «sicurezza personale e giuridica».

La Chiesa venezuelana invita quindi tutto il popolo, «in questo momento cruciale della storia della patria», a «dare il meglio di sé, ciascuno nel proprio ambito di lavoro e di azione, perché, a partire dall’unità, dalla solidarietà e dalla responsabilità etica, con uno spirito di distensione, cerchiamo tutti il bene comune e lavoriamo senza sosta per la ricostruzione della democrazia dell’intera patria, evitando lo spargimento di sangue, come ha ben espresso Papa Francesco». Nel documento si evidenzia che «la Chiesa cattolica è impegnata da molti anni nell’accompagnamento e nell’aiuto alla popolazione maggiormente colpita», soprattutto attraverso la Caritas del Venezuela e le diverse istituzioni di promozione sociale della Chiesa, con uno sforzo esteso «a tutto il territorio nazionale». Un servizio che proseguirà con «equità, inclusione, trasparenza e concretizzazione». Allo stesso tempo, si chiede di «incentivare la preghiera e una spiritualità incarnata nella situazione che il popolo sta soffrendo», in particolare attraverso l’Eucaristia. Proprio per questo domenica 10 febbraio durante le Messe in tutte le chiese di pregherà per la pace, la riconciliazione e la libertà.

5 febbraio 2019