«Una tragedia». L’arcivescovo di Pescara-Penne Tommaso Valentinetti descrive così la slavina che si è abbattuta sull’hotel Rigopiano, a Farindola, nel pomeriggio di mercoledì 18 gennaio. Tragedia nella quale questa mattina, venerdì 30, è fiorito per la prima volta un seme di speranza: dopo 43 ore sotto la valanga, sono state trovate vive 8 persone, tra cui 2 bambini. Il primo contatto, da parte dei vigili del fuoco, è avvenuto poco dopo le 11. Madre e figlia, le prime due in salvo, sono state già portate in ospedale. È la prima buona notizia, arrivata dopo una notte di lavoro sottozero, ai limiti dell’impossibile. Le operazioni di soccorso infatti sono proseguite e proseguono senza sosta. Nella giornata di ieri, giovedì 19 gennaio, sono stati estratti dalle macerie 3 corpi, e un quarto è stato idenditificato.

«Prego e chiedo preghiere per le vittime della slavina, per i loro familiari, per i dispersi, per i soccorritori, per i volontari e per tutti quelli che si prodigano ad aiutare chi, in questo momento, è in difficoltà», le parole del vescovo, che segue gli aggiornametni dall’hotel, nel territorio della sua diocesi, e insieme alla Caritas continua a mettersi in ascolto delle esigenze della sua gente ancora attanagliata in casa dalla neve e dalla mancanza di elettricità, per l’attivazione di reti di solidarietà. «La morte – commenta – è sempre una tragedia, ancor più quando arriva improvvisa, inaspettata. La morte, così come la sofferenza, è un mistero che possiamo affrontare nel silenzio, o tra le grida, che possiamo fronteggiare con rabbia, e che siamo costretti ad accettare o ad accogliere con fede. È un mistero, però, anche la vita – prosegue -, che entra spesso con gioia nella nostra storia; sono un mistero tante situazioni che si perpetuano nella nostra esistenza e fanno meraviglia. È sul mistero che accogliamo che dobbiamo puntare il nostro sguardo e il nostro cuore per trovare la forza di abbracciare anche il Mistero che ci fa dolore».

L’invito del presule è a continuare con le reti di aiuto che si stanno attivando spontaneamente, celebrando in tutte le parrocchie della diocesi la Messa con la colletta in temo di terremoto. «Doveroso», per Valentinetti, ringraziare «i soccorritori, i volontari e coloro che in questi giorni stanno facendo di tutto per risolvere le difficolta della nostra gente». Allo stesso tempo però il vescovo evidenzia come in queste situazioni si attivino «reti amicali e familiari di aiuto reciproco che riempiono di carità la nostra fragile umanità». Quindi, l’invito alla speranza: «Avere speranza – conclude Valentinetti – vuol dire saper porgere lo sguardo sulle situazioni positive, seppur minori delle disgrazie, che si realizzano anche nei momenti più bui. È solo un esempio, ma possono aiutarci – prosegue – le parole di un parroco, bloccato in paese con la sua gente, che rispondeva al nostro tentativo di metterci in contatto con lui, così: “Metri di neve e al quarto giorno senza energia elettrica. I telefoni funzionano solo per brevi tratti. Ai tanti disagi, però, corrisponde tantissima solidarietà”. Questa esperienza, che penso sia un po’ di tutti, ci dia forza e coraggio».

20 gennaio 2017