Vaccino contro il Covid-19, cresce la diffidenza

È il risultato di una ricerca della Cattolica, con un sondaggio su mille cittadini. Esitazione in 48 intervistati su 100. Solo il 22% parteciperebbe alla sperimentazione

“Esitanza vaccinale”, ovvero un sentimento non necessariamente di rifiuto, quanto di diffidenza, nei confronti di un vaccino che la scienza ritiene sicuro ed efficace. Sembra essere questo il sentire degli italiani nei confronti di una eventuale vaccinazione contro il Covid-19, che li vede sempre meno propensi: ha subbi quasi un cittadino su due. A evidenziarlo è una ricerca conclusa in questi giorni dall’EngageMinds Hub dell’Università Cattolica, il centro di ricerca che si occupa di psicologia dei consumi nella salute e nell’alimentazione. I dati sono frutto dell’elaborazione di un sondaggio su un campione di mille cittadini, perfettamente rappresentativo della popolazione italiana.

«Più del 48% degli intervistati si è mostrato esitante di fronte alla prospettiva futura di assumere un vaccino contro l’epidemia in corso. Un dato molto elevato, ma soprattutto in aumento rispetto a maggio», evidenziano i ricercatori dell’ateneo. Nei primi giorni della fase 2, l’EngageMinds Hub della Cattolica infatti aveva già posto questa domanda a un campione di italiani e nei risultati si leggeva che circa il 40,5% era contrario o indeciso a farsi vaccinare. Ma «l’efficacia del vaccino dipenderà non solo dalla capacità degli scienziati che lo stanno mettendo a punto ma anche dalla percentuale di persone che si sottoporrà alla vaccinazione», ricordano dalla Cattolica.

coronavirus contagio 2019-nCoV, COVID19, Sars-CoV-2Per Guendalina Graffigna, direttore dell’EngageMinds Hub oltre che ordinario di Psicologia dei consumi e della salute all’Università Cattolica, «è molto preoccupante che il numero di coloro che non intendono vaccinarsi contro Covid-19 sia elevato e in aumento. Tra maggio e settembre un ulteriore 7,5% della popolazione italiana è diventato scettico o contrario alla vaccinazione, quando sappiamo che la percentuale di immunizzazione necessaria a rallentare l’epidemia è stimata attorno al 70%». Nella ricerca non emergono differenze significative per macro-aree geografiche, anche se «nel centro-sud si registra una tendenza leggermente più accentuata verso l’esitanza: 48% al nord ovest, 45% al nord est; 50% sia al centro sia al sud e isole. Ciò che è cambiato in questi mesi, nei quali peraltro molto si è parlato di vaccinazione, è l’atteggiamento dei giovani. Tra gli under 35, infatti, la percentuale di esitanti è passata dal 34% di maggio al 49% di fine settembre; un aumento del 15%. Le altre due fasce sono rimaste più stabili, anche se si è rilevato un aumento nel numero degli esitanti over 55 (+9%, da 35 a 44%)».

coronavirus, virus cina, wuhanLa crescente esitanza nei confronti del futuro vaccino, spiega Graffigna, «può avere diverse cause ma probabilmente è legata a timori sulla sua sicurezza, anche per le modalità rapide del suo sviluppo e test». Il risultato: circa un italiano su due teme che il vaccino contro il Covid-19 potrebbe non essere testato in maniera adeguata e «solo il 22% parteciperebbe come volontario alla sperimentazione». Un’esitanza che riguarda comunque anche vaccini ormai “tradizionali”, come quello contro l’influenza, al quale pensa di approcciarsi – proprio quest’anno che è particolarmente raccomandato farlo – meno di un intervistato su quattro. La percentuale aumenta tra gli over 60 (circa uno su due) ma rimane inferiore alla soglia raccomandata.

Tutto questo, nell’analisi di Graffigna, «probabilmente è legato anche alle teorie “complottiste” che vanno a minare la fiducia. Dalla ricerca si evince infatti che un italiano su 3 è abbastanza convinto che i vaccini siano una manovra di arricchimento delle case farmaceutiche; mentre il 23% pensa che siano una mossa politica e il 35% teme che vaccinarsi possa avere effetti collaterali gravi». Infine, il 43% ritiene che, in generale, i vaccini non siano efficaci, tanto che il 28% pensa che i dati sull’efficacia dei vaccini vengano falsificati dalle case farmaceutiche.

13 ottobre 2020