Vaccini a ritmo di jazz, l’Open night al Santo Spirito
L’iniziativa della Asl Roma1: una notte di vaccinazioni con il monodose scandita da un intrattenimento musicale e dalla colazione
Musica e colore hanno acceso e illuminato il centro vaccinale allestito nel chiostro dei frati del presidio ospedaliero Santo Spirito, sul Lungotevere in Sassia, nella notte di sabato 3 luglio e fino alle 8 del giorno seguente. Nel contesto della campagna della Regione Lazio per la vaccinazione anti-Covid, la Asl Roma 1 ha infatti realizzato l’Open night con vaccino monodose Janssen, più noto come Johnson & Johnson.
«Ci è sembrato un modo per fare un’operazione di vera sanità pubblica – spiega Angelo Tanese, direttore generale dell’Asl Roma 1 – perché questa formula particolare, che ha visto esaurirsi in fretta le 1.100 dosi di farmaco messe a disposizione, ha avuto primariamente la funzione di fare accedere al vaccino tante persone – l’80% delle quali straniere – che probabilmente altrimenti non avrebbero potuto farlo con altrettanta facilità». Particolarmente semplice e agevole, infatti, la modalità di prenotazione alla vaccinazione, che richiedeva unicamente di inserire nella piattaforma dell’azienda sanitaria il proprio nome, cognome e numero di telefono, «senza bisogno di altri documenti o riferimenti» e questo «ha senza dubbio agevolato la partecipazione di tante persone socialmente fragili». Il dirigente sottolinea poi «la gratitudine dimostrata dagli utenti» e l’impegno profuso «dai 40 impiegati tra medici, distribuiti su due turni di lavoro dalle 15 di sabato alle 8 di domenica mattina, operatori sanitari e informatici, che si sono occupati della registrazione dei dati. E poi ci sono tutti coloro che hanno svolto il servizio d’ordine e di accoglienza».
Per allietare l’attesa, «al di là di questa bella location, dove anche solo il rumore dell’acqua della fontana ha reso piacevole lo scorrere del tempo nel silenzio della notte», sono ancora le parole di Tanese, è stato organizzato un intrattenimento musicale con l’esibizione nel corso della serata di un pianista jazz; il pianoforte è rimasto poi a disposizione degli utenti e una ragazza spagnola, così come Luca, uno dei giovani impegnati nel servizio di accoglienza e che studia lo strumento solo da 4 mesi, hanno riempito di note il chiostro suggestivamente colorato dai fari di luce calda. Ancora, bibite fresche sono state distribuite durante le ore notturne mentre dalle 5 è stata offerta la colazione.
«L’attesa non mi pesa – ha detto Veronica, 40 anni e peruviana – perché con un’unica dose sarò poi protetta e del vaccino ho bisogno, oltre che per la mia sicurezza, perché mi viene richiesto sul lavoro». Anche Michael, quarantenne di origine moldava, in Italia dal 2002, è stato spinto a vaccinarsi «perché i miei datori di lavoro me lo hanno richiesto e farlo qui, in questo modo, è stato semplice». Dello stesso avviso Alex, 38 anni e colombiano, nel nostro Paese da due anni per asilo politico, che, saputo «di questa opportunità da un amico, ne ho subito voluto approfittare per la comodità nella prenotazione».
L’elevata adesione da parte di persone straniere, «che dimostra come ci sia un forte bisogno espresso da determinate fasce di persone, che non aveva forse ancora trovato veri riscontri e a cui questa operazione di sanità pubblica invece risponde affinché il diritto alla salute venga davvero riconosciuto a tutti, ha creato senza dubbio qualche problema con la lingua – constata Paolo Parente, dirigente medico in direzione strategica dell’Asl Roma 1 e consulente dell’Oms per il Programma “Migrazione e salute” -. Abbiamo comunicato prevalentemente in inglese e in spagnolo. Io in queste 8 ore di lavoro l’italiano non l’ho mai parlato».
5 luglio 2021