Uso improprio di lacrimogeni contro manifestanti in tutto il mondo

L”indagine di Amnesty International: registrati casi in oltre 115 Stati e territori. «Le autorità di tutto il mondo devono rispettare il diritto di protesta pacifica»

Dedicata all’uso improprio dei gas lacrimogeni da parte delle forze di sicurezza nella repressione delle proteste la nuova indagine di Amnesty International diffusa ieri, 30 maggio, nell’ambito della campagna “Proteggo la protesta”. Tra i nuovi casi descritti, le manifestazioni in Iran, Perù e Sri Lanka nel 2022. La ricerca – che è sviluppata in un portale interattivo – include dettagli su 30 nuovi episodi, verificatisi in 13 Stati, in cui le forze di sicurezza e di polizia hanno causato danni utilizzando in modo inappropriato i gas lacrimogeni. Da quando è stato lanciato il portale, vincitore del premio Webby nel 2020, Amnesty ha verificato casi di uso improprio di gas lacrimogeni in oltre 115 Stati e territori, tra cui Francia, Guatemala, India, Israele/Territori palestinesi occupati, Libano, Mali, Myanmar, Nigeria, Serbia, Sudan, Tunisia, Uganda e Stati Uniti.

A fare il punto della situazione è Marija Ristic, responsabile del Digital Verification Corps di Amnesty International. «Le persone scese in strada per protestare e chiedere il rispetto dei loro diritti umani hanno incontrato solo violenza ingiustificata o forza eccessiva, nonché, in molti casi, l’uso illecito dei gas lacrimogeni – riferisce -. Le autorità di tutto il mondo devono rispettare il diritto di protesta pacifica e chiamare a rendere conto chi utilizza illegalmente i gas lacrimogeni contro coloro che esercitano i loro diritti fondamentali». Emblematico il caso dell’Iran, dove nel 2022 le autorità hanno sistematicamente adottato una risposta militarizzata alle proteste locali e nazionali, utilizzando munizioni vere, proiettili di metallo, gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. Centinaia di manifestanti e semplici spettatori, tra cui decine di bambine e bambini, sono stati illegalmente uccisi dalle forze di sicurezza. Tra le vittime anche una bambina di 6 anni, colpita alla testa da un candelotto di gas lacrimogeno. Migliaia di persone hanno riportato gravi lesioni, tra cui la perdita della vista, e molte di loro non hanno cercato cure mediche per paura di essere arrestate.

Anche in Perù esercito e polizia nazionale hanno represso le massicce proteste iniziate nel dicembre 2022 con armi letali e meno, aprendo il fuoco in particolare contro i nativi e i contadini delle zone rurali. Al febbraio scorso, questo uso illegale della forza aveva provocato 49 morti. Nello Sri Lanka, l’uso diffuso e improprio di gas lacrimogeni e cannoni ad acqua ha ferito manifestanti e semplici spettatori, inclusi bambini e bambine e c’è stato almeno un morto, nel luglio 2022. In Ucraina, nell’aprile 2022 le forze russe hanno lanciato gas lacrimogeni contro i manifestanti scesi in piazza a Kherson per chiedere la fine dell’occupazione russa. Gli ultimi aggiornamenti del portale includono altri episodi verificatisi in Colombia, Ecuador, Grecia, India, Indonesia, Iraq, Israele/territori occupati palestinesi e Turchia.

Amnesty International e Omega Research Foundation chiedono da oltre 20 anni maggiori controlli sulla produzione, sul commercio e sull’uso di gas lacrimogeni e di altri equipaggiamenti e armi utilizzati dalle forze di sicurezza. A seguito di un’azione diplomatica promossa da più di 60 Stati dell’Alleanza per il commercio libero da tortura, con il sostegno di una coalizione internazionale di organizzazioni della società civile, l’Onu sta esplorando la possibilità di sviluppare controlli internazionali sul commercio di equipaggiamenti delle forze di sicurezza, inclusi i gas lacrimogeni, al fine di prevenirne l’uso per compiere torture o altri maltrattamenti.

31 maggio 2023