Università Cattolica, formazione all’altezza delle sfide dell’umanità

Il 30 aprile la 93ª Giornata nazionale. Il messaggio Cei: offrire «strumenti per individuare le strade che conducono alla costruzione del bene comune»

Il 30 aprile la 93ª Giornata nazionale. Il messaggio dei vescovi italiani: offrire «strumenti qualificati per individuare le strade che conducono alla costruzione del bene comune»

Si apre con un’osservazione sul nostro tempo di rapidi cambiamenti il messaggio della presidenza della Cei per la 93ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, in programma il prosismo 30 aprile. «Non basta accumulare conoscenze, acquisire titoli e competenze o inseguire le novità scientifiche del momento – scrivono i vescovi -, occorre una visione d’insieme e uno sguardo capace di leggere le trasformazioni nella loro complessità e interdipendenza». Soprattutto davanti a scenari «segnati da trasformazioni radicali», tanto nel vissuto personale quanto, in crescendo, nelle dinamiche familiari, nei processi culturali e nelle grandi questioni legate alla globalizzazione e alla «custodia della casa comune».

Di qui l’invito a «dotarsi di adeguati strumenti cognitivi e operativi». Proprio questo, per i vescovi italiani, è «l’affascinante compito che in modo peculiare investe le istituzioni accademiche chiamate, per un verso, a essere i sensori in grado di monitorare e decifrare i fenomeni di cambiamento epocale e, per un altro, a offrire alle nuove generazioni una formazione all’altezza delle ineludibili sfide che l’umanità si trova ad affrontare». Un ruolo oggi «ancora più impegnativo». In questo solco si inserisce anche il ruolo dell’Università Cattolica, che si conferma «uno dei luoghi più significativi per la formazione delle nuove generazioni», offrendo «strumenti qualificati per studiare il mondo e individuare le strade che conducono alla costruzione del bene comune».

Nessuno infatti, proseguono i presuli, può rimanere indifferente ai cambiamenti ma «occorre porre le basi per una svolta che sappia riportare al centro della convivenza sociale i valori della solidarietà e dell’accoglienza, della pace e della giustizia, dell’amore reciproco e della custodia del creato». E in modo particolare «ai giovani, che sono il vero motore del cambiamento, è chiesto di non tirarsi indietro, di non aver paura e di non rimandare a un domani incerto il loro impegno deciso e generoso per la propria realizzazione e per il bene dell’umanità».

Un contributo, quello dei giovani, possibile «già ora, nel momento dello studio». In loro infatti, si legge nel messaggio, «non c’è solo timore e rassegnazione ma come emerge dalle indagini promosse dall’ateneo e dall’Istituto Toniolo, c’è un desiderio profondo e sincero d’impegno. Nonostante i segnali ambivalenti o negativi non hanno perso la speranza. In essi è ancora forte la ricerca di giustizia, di verità, di bellezza che abita il cuore di ogni uomo e che è la vera molla del cambiamento». E «l’ambiente universitario, quando è davvero al servizio dei giovani e si mette in gioco con loro, può offrire un contributo decisivo per sostenerli nella costruzione di risposte efficaci per un mondo più giusto e più vero. Così lo studio, quando è vissuto come un atto d’amore verso se stessi, gli altri e il mondo, porta già in sé i germi fecondi di un cambiamento autentico e positivo».

2 marzo 2017