Unità nazionale, Mattarella: «Un dolore silente unì il Paese»

L’omaggio al cimitero degli Eroi di Aquileia e al Sacrario di Redipuglia, quindi la consegna delle decorazioni dell’Ordine militare d’Italia, conferite nel 2021, in occasione della ricorrenza del Giorno dell’Unità nazionale e Giornata delle forze armate

In occasione del centenario del Milite ignoto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deposto nella mattina di ieri, 3 novembre, una corona d’alloro al cimitero degli Eroi di Aquileia e una al Sacrario militare di Redipuglia, in occasione del Giorno dell’Unità nazionale e Giornata delle forze armate. Quindi è intervenuto alla cerimonia di consegna delle decorazioni dell’Ordine militare d’Italia, conferite nell’anno 2021, in occasione della ricorrenza del Giorno dell’Unità nazionale e Giornata delle forze armate. «Quest’anno – ha detto – ricordiamo quattro importanti anniversari: 160 anni dall’Unità d’Italia, 150 di Roma capitale, 100 anni dal trasferimento del Milite ignoto al Vittoriano, 75 anni della Repubblica. Quattro momenti della nostra storia che solennizziamo in occasione del 4 novembre, data che segna oltre che la fine del primo conflitto mondiale il giorno dell’Unità nazionale e delle Forze Armate», ha evidenziato annunciando le celebrazioni in programma per oggi, 4 novembre, all’Altare della Patria.

Nell’analisi di Mattarella, «la decisione di onorare la salma di un caduto senza nome e, idealmente, così, di tutti coloro che non avevano trovato nemmeno la consolazione di una tomba, pose in luce l’unità del Paese in un momento difficile, unendo in un sentimento di rispetto e di dolore i diversi atteggiamenti che avevano caratterizzato la società italiana di fronte alla guerra». Società nella quale «le fratture, le divisioni, le ferite aperte nella popolazione, sempre più consapevole e impaurita dagli immani effetti provocati dal conflitto, non accennavano a rimarginarsi». In quel momento, «rispetto e dolore accompagnarono, in tutte le città toccate dal tragitto, il trasferimento della salma del Soldato ignoto, come lo indica la legge approvata dal Parlamento nell’agosto del 1921, su sollecitazione del colonnello Giulio Douhet, pioniere dell’Aeronautica italiana, al quale si deve l’iniziativa di commemorare l’eroismo invisibile dei tanti militari che trovarono la morte in quella guerra. Un dolore silente e raccolto unì, in quel momento, il Paese, con rinnovata speranza nel futuro. In quella triste bara le famiglie vedevano il proprio figlio, padre, fratello, atteso invano e mai più tornato a casa, spesso senza neanche una tomba, un luogo dove poter piangere».

A scegliere la salma da tumulare a Roma, ha ricordato il capo dello Stato, venne chiamata la madre di un caduto senza tomba, Maria Maddalena Bergamas, chiamata a indicare una tra 11, tutte non identificate, «provenienti dai campi di battaglia dove gli scontri erano stati più crudeli. Un vero rosario di sofferenze: Rovereto, il Pasubio, l’Ortigara, il Grappa, il Montello, il Basso Piave, il Cadore, Gorizia, il Basso Isonzo, il San Michele». Le salme furono raccolte nella basilica di Aquileia, dove riposano tuttora gli altri 10 Soldati ignoti e «quella madre che aveva rappresentato tutte le mamme che avevano perso il proprio figlio e che, alla sua morte, è stata inumata insieme a loro». A loro è andato l’omaggio del presidente, che ha parlato anche della sua sosta al sacrario di Redipuglia, «monito permanente della follia della guerra». Quindi, ha indicato i valori “ereditati” dai protagonisti di quegli anni: «Coraggio, resilienza e patriottismo». Il 4 novembre, ha detto, «celebriamo la vittoria italiana nella prima guerra mondiale, con il completamento del percorso di unificazione risorgimentale. L’Italia – ha aggiunto – fu la prima nazione a istituire una giornata per commemorare la fine della grande guerra, significativo pur se implicito invito a una riflessione sul conflitto. Con il pensiero alle intere generazioni di giovani e di meno giovani che uscirono devastate se non addirittura annientate dalla guerra». A loro, «a quanti hanno perso la vita per la Patria» e «alle vittime di tutte le guerra» va in questa Giornata dell’Unità nazionale «il pensiero di tutti gli italiani», ha assicurato il presidente della Repubblica, esprimendo «incondizionato riconoscimento» a quei combattenti «nel più terribile conflitto europeo».

Le conseguenze di quel primo conflitto mondiale, ha rilevato ancora Mattarella, «furono aggravate da ottuse scelte prive di lungimiranza, che sarebbero state premesse di una stagione ancora più buia dell’Europa, sfociata nella seconda guerra mondiale». Quindi, «la sconfitta del nazifascismo avrebbe consentito di scrivere una grande lezione: evitare di considerare la pace un semplice intervallo utile a preparare la guerra successiva. Evitare di passare dalla guerra alla guerra per ottenere, invece, di passare dalla guerra alla pace autentica. Ne è derivato in Europa il più lungo periodo di consolidamento di un clima di pace, di libertà e democrazia mai registrato in precedenza. Sono i valori che con la coesione sociale, il rispetto e la reciproca comprensione tra i popoli e le culture diverse, rappresentano il fondamento dell’Unione europea». E l’Italia «è orgogliosa di avere recato il proprio apporto, sin dall’inizio, a questo risultato. Nazioni Unite, Alleanza Atlantica, Unione europea rappresentano i pilastri della nostra politica di sicurezza e difesa: in queste organizzazioni l’Italia svolge da protagonista un ruolo di riferimento». Oggi però è necessario, da parte dell’Ue, «un cambio di passo deciso rispetto ai dossier principali, nel campo della politica estera e di difesa. In un mondo multipolare, caratterizzato da scenari complessi, è necessaria una sempre maggiore cooperazione internazionale». Anche perché «dinamiche geopolitiche sempre più insidiose hanno esteso il concetto di sicurezza e di difesa verso nuove dimensioni, evidenziando rischi non convenzionali, come quelli collegati, ad esempio, alla sicurezza cibernetica».

Nelle parole del capo dello Stato, l’omaggio alle forze armate della Repubblica, «esempio di responsabilità, coesione e senso del dovere». Soprattutto nel tempo dell’emergenza sanitaria, nella quale «la componente militare, attraverso le sue varie competenze, ha agito con grande professionalità per sostenere la campagna vaccinale e per fronteggiare le situazioni logisticamente più disagevoli». Parimenti, «nel contesto internazionale, 4.800 militari sono impegnati in 38 missioni di pacificazione, stabilizzazione e sostegno alle popolazioni più bisognose o di contrasto al terrorismo transnazionale o nelle iniziative delle organizzazioni internazionali cui il nostro Paese aderisce», mentre «oltre 7.200 militari sono ogni giorno al lavoro sul suolo nazionale e nel Mediterraneo nelle operazioni Strade sicure e Mare sicuro», ha ricordato Mattarella. Quindi ha aggiunto: «Vorrei dire a tutti i soldati, i marinai, gli avieri, i carabinieri, i finanzieri, al personale civile della Difesa, di essere sempre orgogliosi e coerenti con il giuramento di fedeltà alla Repubblica, in nome e per l’affermazione dei suoi valori costituzionali».

4 novembre 2021