Unità dei cristiani, Patton: il punto d’incontro, «l’amore per le persone»

A Gerusalemme la veglia con il Custode di Terra Santa Francesco Patton. «In questo tempo di conflitto e odio, entrare in sintonia con il dono già fatto da Cristo»

La parrocchia latina di San Salvatore, a Gerusalemme, ha accolto ieri, 24 gennaio, la veglia per l’unità dei cristiani, guidata dal Custode di Terra Santa padre Francesco Patton. «Importante e significativo», nelle parole del francescano, «entrare in sintonia con il dono di unità che già ci è stato fatto dal Cristo attraverso il battesimo e l’effusione dello Spirito in questo tempo difficile nel quale ci troviamo a vivere, caratterizzato dal conflitto, dall’odio, dal desiderio di vendetta anziché dalla tensione all’unità e alla riconciliazione».

Punto di partenza della riflessione del Custode, il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, tratto dal Vangelo di Luca: “Amerai il Signore tuo Dio… e il tuo prossimo come te stesso” (Lc 10, 27). L’amore per il Dio e per il prossimo, ha sottolineato, «ha a che fare con la vita di tutti i giorni e ha a che fare con il nostro modo di entrare in rapporto con la persona umana, qualsiasi persona umana: sofferente, percossa, derubata della sua dignità». Per Patton, insomma, «il punto d’incontro tra di noi non è da cercare anzitutto sul piano teorico delle idee (che possono unire o dividere), ma sul piano pratico dell’amore per le persone che Dio mette sulla nostra strada, qui e oggi, senza distinzione di genere, età, etnia e perfino religione».

Guardando alla parabola evangelica del Buon Samaritano, il Custode ha invitato a calarsi «nei panni dell’uomo derubato, percosso e abbandonato lungo la strada. Questo personaggio – ha osservato – ci insegna che come cristiani di Terra Santa abbiamo già un elemento ecumenico che ci unisce tutti ed è l’elemento della comune sofferenza, quello che in casi estremi è chiamato l’ecumenismo del sangue. Quando veniamo presi di mira non veniamo presi di mira perché cattolici o ortodossi o armeni o siriaci o copti o anglicani o luterani. Veniamo presi di mira semplicemente perché cristiani». E questo «ci ricorda che, anche se noi non ci percepiamo ancora uniti, coloro che ci vogliono colpire ci percepiscono già come una realtà unica. Credo che in questo ci sia una sollecitazione da parte dello Spirito perché anche noi impariamo a riconoscerci sempre più come parte di un unico corpo che viene percosso e umiliato e per questo ha la possibilità di manifestare una qualche forma di unità già esistente nella condivisione della passione del Signore, visto che ancora non riusciamo a condividere insieme la sua gloria».

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si è aperta a Gerusalemme il 20 gennaio al Santo Sepolcro e al Calvario con l’Ufficio greco-ortodosso di “Apodeipnon” (Compieta). L’incontro finale è in programma domenica 28 gennaio, nella chiesa greco-cattolica dell’Annunciazione.

25 gennaio 2024