Unioni civili, Meic: sì a legge ma niente confusione col matrimonio

Il Movimento ecclesiale di impegno culturale interviene alla vigilia del dibattito in Senato. «Ognuno sappia ascoltare le ragioni dell’altro»

Il Movimento ecclesiale di impegno culturale interviene alla vigilia del dibattito in Senato. «Ognuno sappia ascoltare le ragioni dell’altro»

È previsto per il 28 gennaio l’inizio del dibattito in Senato sul tema delle unioni civili, con la discussione sul disegno di legge Cirinnà. «Ognuno cercherà di far vincere i propri argomenti, purtroppo prevedibilmente con toni non sempre accettabili. Diviene quindi necessario che ognuno sappia ascoltare le ragioni dell’altro, perché su questi temi si
confrontano sensibilità e idee differenti, e una sintesi è necessaria». È il parere di cui si fa portatore il Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic), nella convizione che sia compito dei laici cattolici «partecipare al dibattito, con passione e serenità, e cercando più ciò che unisce di ciò che divide, anche su temi di tale rilevanza morale e civile».

Per i responsabili del Meic è «necessario» ammettere e «disciplinare legislativamente» le unioni civili, «non solo per ragioni di aggiornamento sociale e giuridico (ci sollecitano la Corte Costituzionale e la Corte Europea), ma anche per ricostruire un equilibrio sociale che tenga conto dei diritti e doveri di tutti». Le unioni civili però, ribadiscono citando l’articolo 2 della Costituzione, sono «una formazione sociale». Impossibile quindi l’equiparazione al matrimonio. Non lascia dubbi in questo senso la Corte Costituzionale, con la sua sentenza del 2010, «e perciò vanno cancellati nella legge tutti i riferimenti al matrimonio», si legge in una nota diffusa martedì 26 gennaio. Citate come «importante punto di riferimento» anche le parole di Papa Francesco: «La famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo, appartiene al “sogno” di Dio e della sua Chiesa per la salvezza dell’umanità».

«Grande attenzione», per il Meic, va data anche al tema dell’adozione. La legge, è scritto nel comunicato, «deve farsi carico di tutelare anzitutto i diritti dei bambini già nati e per quelli non ancora venuti alla vita individuare soluzioni che prevedano comunque il divieto assoluto del cosiddetto “utero in affitto” e di ogni forma di maternità surrogata». Compito dei laici cattolici, nel partecipare alla discussione sul tema, «puntare a una legge che riconosca la pari dignità di ogni soggetto, ma il comandamento dell’amore impone che essi si impegnino in particolare per assicurare ai più deboli, prima di tutto i bambini, una tutela che garantisca uno sviluppo armonico della loro personalità».

27 gennaio 2016