Unioni civili, la bocciatura dei cattolici

L’Amci parla di «legge contro la Costituzione». D’Agostino (Ugci): «Ragioni molto deboli». Ac: «La fiducia ha azzerato la possibilità di confronto»

L’Amci parla di «legge contro la Costituzione». D’Agostino (Ugci): «Ragioni molto deboli». Azione cattolica: «La fiducia ha azzerato la possibilità di confronto»

Mentre in Parlamento si discute la fiducia al ddl Cirinnà sulle unioni civili, le associazioni del mondo cattolico ribadiscono il loro “no” al testo già approvato dal Senato, per il quale il via libera definitivo della Camera arriverà con ogni probabilità entro le 19. «La legge che sarà approvata dal Parlamento è contraria alla Costituzione – dichiara Filippo Maria Boascia, presidente nazionale dell’Associazione medici cattolici italiani (Amci) -. Non si possono mettere sullo stesso piano la coppia di coniugi fondata su un patto stabile, duraturo ed egualitario, con altre convivenze che non sono altro che un fatto».

Boscia si rifà all’articolo 29 della Costituzione, laddove si parla della famiglia fondata sul matrimonio. «Non esistono le famiglie – sottolinea -, esiste “la” famiglia, unione fondata sul patto tra un uomo e una donna, che con i figli rappresenta la cellula base della società». E la genitorialità, ribadisce, «implica sempre la paternità e la maternità. Non è possibile fare a meno di queste dimensioni fondamentali della vita umana. Quando si cerca di nasconderle, magari introducendo termini burocratici come “genitore 1” o “genitore 2”, si esercita una forma di violenza sui soggetti più deboli, che sono i figli». Sullo sfondo poi resta la questione dell’utero in affitto. Per il presidente Amci «è evidente come la legge apra la strada a forme di compravendita del corpo femminile. A parole quasi tutti si dicono contrari, ma già sono emersi molti elementi di ambiguità nel dibattito e per il futuro bisognerà vedere. Sarebbe finalmente ora – è la conclusione – che la politica si facesse carico dei problemi reali delle famiglie».

Una bocciatura senza appello «nel metodo e nel merito» della legge sulle unioni civili arriva anche da Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori. «Nel merito del provvedimento – afferma – abbiamo da sempre una posizione assolutamente critica. Questa volta, però, al problema di merito se ne aggiunge uno di metodo: mettere la fiducia su temi di questo tipo, che hanno a che fare con i valori, è un errore clamoroso». Anche perché «con la maggioranza schiacciante che il governo ha alla Camera, non era certo necessaria la fiducia per l’approvazione della legge», il cui unico scopo, avverte costalli, è «evitare il dibattito».

«Molto deboli» per Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani (Ugci), le ragioni oggettive «che possono indurre al riconoscimento legale delle unioni di fatto (eterosessuali o omosessuali)». Se sono riuscite a imporsi in tutto l’Occidente, chiosa il giurista, è perché «hanno elaborato forti pretese di carattere simbolico e antidiscriminatorio» affermatesi anche al prezzo di «destrutturare la specificità dell’istituto matrimoniale e familiare». E lamenta il fatto che «le discussioni parlamentari in materia non sono state caratterizzate da quelle necessarie forme di intelligenza che la questione avrebbe doverosamente dovuto imporre».
«Può solo far sorridere – aggiunge ancora D’Agostino – che il testo definisca le unioni civili alla stregua di “istituto giuridico originario”». Per quanto riguarda l’ampia discrezionalità lasciata ai magistrati per le adozioni dopo lo stralcio della stepchild adoption, il timore del presidente Ugci è che i giudici, «quando assumono decisioni in contesti così delicati, si facciano guidare più dalla loro ideologia che dalle necessità del caso concreto». Poi sulla questione della fiducia ammette: «È una forzatura, ma solo a livello parlamentare, a un livello, quindi, piuttosto “basso”. La vera forzatura su questi temi è stata quella posta vistosamente in essere dai mass-media». Il giurista parla della legge come una «svolta epocale», ma «tutto sommato provinciale. Il compito che ci spetta – conclude – è duplice: prima quello di verificare l’irrilevanza socio-economica di tali unioni, poi quello di tornare a far capire all’opinione pubblica che matrimonio e famiglia non hanno equivalenze funzionali. È un compito durissimo, ma necessario».
«Fuori luogo», per Stefano e Rita Sereni, responsabili nazionali dell’Area Famiglia e vita dell’Azione cattolica italiana, il ricorso alla fiducia in tema di unioni civili. «Rispetto alla stesura originale del disegno di legge, indubbiamente, alcuni punti particolarmente negativi come l’introduzione della stepchild adoption sono venuti meno – riconoscono -, ma le questioni al centro della legge sono di grandissima importanza e, per questo, ci sembra quanto mai fuori luogo il ricorso del governo alla fiducia. Avremmo auspicato che ci si prendesse tutto il tempo necessario per un dibattito su temi così importanti». Temi che, per i due coniugi, richiedono «una delicatezza estrema, perché coinvolgono direttamente gli aspetti più fondanti e decisivi dell’umano, le sue aspirazioni più profonde: il bisogno di amare e di essere amati, il desiderio di vedere riconosciuta la propria identità e la propria capacità di intessere relazioni profonde».
Per i responsabili dell’Area Famiglia e vita di Ac, «una legge per regolare le convivenze omosessuali probabilmente andava fatta, ma ogni legge deve essere fatta bene, perché riguarda tutti gli individui, tutta la società e quello che essa vuole essere. Avremmo perciò preferito che si tornasse a discutere, a confrontarsi senza pregiudizi e senza secondi fini, per trovare una soluzione legislativa che davvero potesse interpretare il sentire profondo degli italiani arrivando a un punto alto di sintesi». La scelta di porre la fiducia «ha invece azzerato la possibilità che si sviluppasse un confronto serio».
11 maggio 2016